mercoledì 20 maggio 2009

Sano egoismo - il prequel

Il peggior difetto di cui mia madre mi ha sempre tacciato è l'egoismo.
Ora, questo non sarà un post piagnone in cui mi lamento di quanto mia madre abbia minato la mia autostima. Anche perché a mia madre, pur avendo un atteggiamento molto diverso dal suo, devo alcune delle parti migliori della mia anima. Che lei poi non mi abbia mai esplicitamente apprezzata è un altro discorso: educazione, clima culturale, carattere, ecc.
Qui vorrei solo analizzare quanto l'esasperata valorizzazione dell'altruismo possa fare danni, soprattutto nelle donne.
Anche mia nonna era egoista. Non so se alla mia maniera o in senso estremo. Di certo era una donna con un vissuto molto diverso dal mio: nata in una famiglia di contadini da padre padrone (non un orco ma nemmeno il padre severo ma amorevole), ha perso la mamma da ragazzina (per un'infezione a un dente), ha perso il primo marito poco dopo il matrimonio, ha allevato da sola una bambina per 7 anni. Il tutto lavorando come un mulo, finché non ha trovato mio nonno e ha potuto cominciare a costruire qualcosa.
L'egoismo di mia nonna si espletava sia nel pretendere che sempre tutto le fosse dovuto (perché lei era la madre di famiglia) sia nel pensare più ai propri sentimenti che al bene degli altri. Per esempio: non ha mai voluto che mio nonno prendesse la patente perché aveva troppa paura che facesse un incidente (senza pensare ai vantaggi che gli avrebbe dato poter guidare un furgoncino). Oppure: se mia madre chiedeva di fare qualcosa, gliela negava più per non stare in ansia lei stessa che perché effettivamente lo ritenesse non giusto per la sua età, formazione o salute.
Insomma, non so se per reazione a mia nonna o se per sua naturale inclinazione, mia madre è il contrario di tutto ciò. Ché da un lato la devo ringraziare mille volte: se avesse dato retta alle sue ansie e non avesse pensato al mio bene, non avrei mai fatto vacanze-studio, non sarei mai uscita con le amiche men che mai per andare in discoteca, non avrei preso la patente prima dei 25 anni, non sarei andata a Genova a fare lo stage in Elsag, non avrei frequentato un ragazzo prima dei 30 anni, non sarei mai andata a vivere da sola. Sarei cresciuta piena di paure e diffidenze, come lei del resto: che brutta vita.
Dall'altro lato, se penso a tutto quello che ha fatto "per altruismo", mi sento invasa un po' da rabbia e un po' da tristezza. Per accudire mio nonno (suo suocero), colpito da ictus a 80 anni, una donna di 33 anni ha rinunciato a una carriera che le piaceva molto (organizzava congressi per il suo laboratorio e seguiva la parte di ricerca) e ha sacrificato la propria vita famigliare per quasi 4 anni, trascurando sua figlia di 12 anni, che dormiva nella stessa stanza dei suoi genitori, nella camera accanto a quella di un anziano malato. Io credo che prima di tutto non avrei la forza di fare una cosa simile, ma oltre a questo mi chiederei se è giusto sacrificare la mia vita nel fiore dell'età per un uomo che la sua vita l'ha vissuta e oltretutto è angosciato all'idea di essere un peso. Mi chiederei se una persona anziana, pur malata, merita più attenzione di una figlia preadolescente.
A parte questo episodio eclatante, tutta la vita di mia madre è stata segnata da questo continuo sacrificio: sempre a disposizione dei miei nonni anche quando erano autosufficienti, sempre pronta ad aiutare anche me con i bambini (anche se mia madre lavora ancora full time e l'ha quasi sempre fatto), spesso a sottolineare i sacrifici che ha fatto per essere mamma e lavorare e tenere una casa decente. Il che non significa che sia una donna senza personalità, anzi: è un tipino nervosetto e incazzoso. E il fatto di sentirsi "buona" probabilmente la autorizza a non riconoscersi nessun difetto e a non mettersi in discussione, almeno non con me.
Anch'io, per la terza generazione, non so se il mio egoismo sia una reazione a mia madre o un'eredità di mia nonna o un puro e semplice istinto di conservazione. So che ritengo di avere una sola vita, di non sapere quanto durerà e di non credere in un'entità superiore. Ovvio che non penso che il mondo debba girare intorno a me né che fare qualcosa per gli altri sia sempre spiacevole, altrimenti non avrei fatto due figli. E, per assurdo (o forse no?), ho molte più amicizie di mia madre e mi fa decisamente piacere dare una mano, se posso. Forse mi fa piacere proprio perché non lo sento come un obbligo.
Spesso, osservando che Amelia sembra somigliare tanto a mia mamma, mi chiedo che tipo di rapporto avrà lei con il valore dell'altruismo. Per il momento, lei è quella che tende a dire "tutto mio", mentre Ettore tende ad offrire gli oggetti, se capisce che possono essere un tramite per costruire una relazione. Però potrebbe anche essere che, crescendo, lei vorrà ripudiare l'egoismo dell'infanzia come un simbolo di puerilità e lui invece continuerà a coltivare una sorta di "altruismo con ricevuta di ritorno". Spero solo che nessuno dei due, in nome di un ideale, viva una vita diversa da quella che sogna.

8 commenti:

  1. Alle donne in passato è sempre stato chiesto di essere accoglienti, disponibili, pronte al sacrificio. Questa era l'essenza dell'essere femminile: una gran fregatura secondo me. Adesso va meglio ma non molto, la storia delle tue generazioni ne è la testimonianza. Bilanciare serenità, altruismo e zero sensi di colpa è difficile. Vedrai che tua figlia ce la farà :-)

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  2. Freud sarebbe andato in fibrillazione con questa storia. :)
    io non lo so di chi sia la "colpa" per il mio essere così, tendo a pensare che sia un mix di concause genetiche e ambientali (lo so che fa naturalismo francese, ma tant'è)...
    byron

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  3. Che bello questo post.
    Subito sono rimasta perplessa perché pensavo che l'80enne fosse il padre, invece era il suocero.
    E allora le cose un po' cambiano.
    Io per mio padre lo farei.
    Per mio suocero anche, a dire il vero...
    Forse somiglio a tua madre. :-)
    Non importa come vivrà Amelia, a chi si dedicherà, a chi so voterà, chi ripudierà.
    Io credo che davvero la cosa fondamentale sia sentirsi bene nelle scelte che si fanno.
    E' questa la chiave della serenità.

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  4. amelia mi intriga tantissimo,sin dall'altro blog,sai?probabilmente perche' la descrivi senza toni adoranti o senza sottolineare mai che e' una bimba piccola.a me,mamma di due maschi,mi incanta.
    anna

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  5. Io lo chiamo il SANTO egoismo e lo considero la vera via alla santità. E me lo ha predicato, stranamente, la madre di una mia amica che per tanti motivi si è dedicata alla famiglia anche se aveva ambizioni sue.

    Per anni ho sofferto del complesso madreteresa, poi ho fatto del lavoro su me stessa con una coach per imparare anche a dire di no e a volte ci riesco meglio. a volte è più facile dire di no a chi ci è vicino e ci ama, ma lo trovo un esercizio spirituale, dire no se non ci fa comodo.

    Perché il risultato, di un si detto a malavoglia, è il rinfaccio. Che secondo me è un peccato mortale. Se aiuti qualcuno perché ti fa piacere, lo fai egoisticamente per te, non per l'altro.

    Quindi hai perfettamente ragione: sacrificarsi per gli altri lo fai solo se gli altri ne valgono la pena, ma non deve essere un modello di crescita.

    Il cucciolo che offre i giocattoli è una fase, vuol dire che è un bambino che ha capito benissimo come funzionano i lubrificanti sociale, è questo è anche molto utile nella vita.

    Insomma, tutti questi termini religiosi per dire che la mia vera religione è lo star bene con sé stessi e con gli altri, i risultati ci sono sempre.

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  6. Io sono figlia di una donna che è molto egoista. Ma sanamente egoista. Se non lo fosse stata, per la famiglia in cui è anta, sarebbe diventata una donnetta moscia e senza ossibilità Invece la vita che si è costruita è stata tutta diversa.
    Secondo me, non è possibile prevedere come saranno i figli, non penso ci sia qualcosa di geneto o ereditario. E' come una reazione chimica che si sviluppa conn tot di ingredienti: mamma, papà, tipo di fmiglia, stile di vita. Q.B.

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  7. Scusa Chiara, ma oggi scrivo un po' da pazza: o sono diventata dislessica oppure ho bevuto troppo!

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  8. mio dio,ho scritto "a me mi".non so come sia successo. amelia mi ha ammaliata,non c'e' altra spiegazione.
    anna

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