venerdì 11 settembre 2009

Tempi duri

Da quando ha perso i soldi del porcellino in Borsa, la nostra feudataria ha sempre in bocca la profezia su "tempi duri" che stanno per venire. Oggi trovo una spiegazione di questo pessimismo in un commento di Raperonzolo a un suo bellissimo post.
Siamo in un tempo che non crede al proprio futuro. Non abbiamo fiducia nella nostra capacità di riprenderci in mano le nostre vite e quella del pianeta, non crediamo di poter cambiare ciò che non ci va. Abbiamo perso la speranza e spesso ci affidiamo alla fede. O alla disperazione.
E allora la reazione qual è? Una contrazione in noi stessi? Una grossa stretta di denti? Berlusconi e Tremonti hanno sposato questa ipotesi: teniamo duro e aiutiamo le aziende finché non passa la bonaccia e si può ricominciare a navigare. E se invece non si muovesse niente? Se ci fosse bisogno di interventi e non di astensionismo per rimettere in moto l'economia e la società?
A me sembra che l'immobilismo, il letargo per così dire, siano lussi che si può permettere solo chi appartiene al ceto della mia feudataria: smetto di fare qualsiasi cosa e vivo delle mie riserve, tanto ne ho in eterno.
Peccato che non tutti abbiano riserve eterne. Né in campo economico né in campo socio-culturale.
E, per fortuna, questi tempi duri di cui tanto si parla non sono quelli vissuti dai miei nonni, né le cacce alle streghe del '600. Stiamo semplicemente smaltendo la sbornia del consumismo e del boom di Internet, e ci va ancora di culo che c'è stato l'11 settembre di mezzo e quindi non siamo caduti di botto tutto dall'alto.
Io personalmente ho trovato molto ragionevoli i discorsi di chi sostiene la decrescita felice: anche se non capisco molto di economia (giusto le formule base, studiate al master), mi sembra ragionevole che non si possa crescere in eterno. Anche perché ci sono beni di consumo che andranno sempre, ma sarebbe anche ora di considerare che altri beni non possono essere comprati con chissà quale frequenza.
Tipo l'auto: non si può piangere ogni volta che il mercato dell'auto si contrae e correre ai ripari emettendo nuove ordinanze che ti spingono a comprare i modelli più nuovi. In un Paese più attento al lungo periodo, penso che si potrebbe conciliare l'attenzione all'ambiente con quella al mercato attivando più mezzi pubblici (magari a metano) e incentivando le aziende che producono auto a produrre veicoli ecologici a costi inferiori, davvero accessibili per una famiglia con figli e magari un mutuo o un affitto e un nido a 500 euro al mese.
O la cucina: io magari potrei anche voler comprare una cucina di qualità prodotta in Italia, ma se poi sono costretta a farmela trasportare e montare, spendo almeno 5 volte tanto quello che ho speso da IKEA.
Staranno pure venendo tempi duri, ma la cosiddetta "crisi" non è una tempesta di sabbia nel deserto in cui bisogna stare accucciati e con gli occhi chiusi per non perdersi. A me sembra piuttosto una bonaccia in cui sarebbe il caso di prendere i remi e darsi da fare, se non si vuol morire di sete in mezzo al mare.

5 commenti:

  1. sai benissimo che vita faccio, com'è casa mia e che macchina si guida in famiglia (anzi faccio una publicita progresso: COMPRATE LA DACIA!!! costa meno ed è uguale alla renault!). percio si potrebbe presumere che le mie frequentazioni e amici facciano piu o meno la stessa vita che faccio io perche sono persona terra terra e poca gente ambiente frequenta chi non lo è.
    ecco io nonostante tutto conosco ben poche persone che aredano casa ikea, che guidano una macchina che costa poco e che facciano viaggi low cost.
    chi conosco io magari si indebita ma la casa la vuole figa, la macchina anche e il viaggio se non è figo non lo fa. una roba tristissima!
    io intorno a me vedo gente che a 30/40 anni svuonati ancora riceve la paghetta dai genitori, o magari i genitori gli fanno la spesa per tutta la famiglia (non parlo di single, ma di coppie o gente con figli).
    si sono tempi duri, ma se sono cosi duri, com'è che la stramagioranza di italiani (stranieri sono un altro discorso a parte, perche lontani da chi eventualmente gli potrebbe parare il culo)non ha ancora imparato a vivere secondo le proprie entrate.
    tanto tempo fa mio nonno diceva che solo i signori portavano il capello (accesorio costoso negli anni 50) ed era giusto cosi. oggi tutti pretendiamo di indosare il capello ed è un vizio che ci dovremmo togliere :D
    baci
    ves

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  2. Ves, non avrei potuto dirlo meglio. Mi dispiace che tu ultimamente scriva poco perché mi mancano un sacco le tue analisi lucide ma senza astio.
    Meno male che ogni tanto possiamo permetterci un pomeriggio o una giornata di chiacchiere!

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  3. beh, diciamo che avevo la testa concentrata su altro, poi ho avuto un momento di disamore (e non posso dire che l'amore è tornato) per la scrittura. le analisi ci sono sempre solo che non le fisso sullo schermo :P. certe volte pero mi chiedo se il blog serve a qualcosa di piu che a una autoanalisi e autocura. a me piacerebbe di si, ma probabilmente mi illudo.
    ves

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  4. Io penso che leggere i blog altrui apra tantissimo la mente, leggere il tuo (soprattutto quando racconti delle tue esperienze personali) è un privilegio.
    Scrivere il blog per me è un modo di fissare i miei pensieri come in un diario, ma su un mezzo che mi permette di condividerli. È sì autoanalisi, ma anche dibattito quando qualcuno li condivide o li contesta.

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  5. Concordo appieno con quanto avete scritto, lanterna e ves... per la nostra generazione (e quelle più giovani) la normalità è vivere costantemente al di sopra delle proprie possibilità. Tanto si può pagare a rate, tanto ci sono i leasing... Ora, capisco la scelta di accollarsi un mutuo, grazie al quale puoi poggiare le basi della tua famiglia su una casa, che si tramanderà e resterà la 'casa della tua famiglia' (però, anche qui, quanti fanno il passo più lungo della gamba? Quanti non si 'accontentano' un po' di più? Quanti accendono mutui da paura pur di avere la villetta che gli faccia fare bella figura/non sfigurare con gli altri amici della compagnia? Ne conosco parecchi. Che ora si lamentano 'perchè hanno il mutuo'. Che sbattono i bambini all'asilo dalle 8 del mattino alle 7 di sera perchè 'loro devono lavorare per pagare il mutuo') Ma rateizzare: tv al plasma, telefonini, capi d'abbigliamento firmati, vacanze... questo non lo capisco. Ora in particolar modo. Perchè le persone che conoscevo prima erano tutte, tutte così, a partire dai parenti più stretti. Io non mi trovavo troppo bene, ma non capivo esattamente il perchè e ritenevo di essere un po' strana e magari troppo 'chiusa' ^...^ Con la nascita della mia primogenita mi sono trovata catapultata in un mondo estremamente essenziale e istintivo, che era quello del mio cucciolo. Entrare nella sua dimensione per comunicare sullo stesso piano e spogliarmi di tanti orpelli è stato per me naturale. Da allora ho cominciato a capire tante cose. Innanzitutto comincio a capire questo percorso, perché all'inizio non ero consapevole della portata di tutti i piccoli cambiamenti nella mia vita. Poi ho compreso finalmente cosa ci fosse a non andarmi così bene nelle persone che mi circondavano: l'estremo materialismo. Magari camuffato, ma sotto sotto sempre quello era. Ed è tuttora. Poi ho avuto la fortuna di potermi circondare di 'altro' alla casa dei bambini, dove ho trovato tanti genitori (il 90% diciamo, che mi sembra tantissimo) attenti alle tematiche ambientali, alla salute alimentare (quasi tutti hanno dei GAS), al riciclo degli oggetti, compresi i vestiti dei bambini, alla solidarietà verso chi è meno fortunato (e pace se è animata anche da un po' di fede, visto che sono rispettosi e non discriminano chi non crede ;-) Mi sono sentita subito a mio agio. Addentrarmi poi nel pensiero montessoriano mi ha aiutata ulteriormente a liberarmi di certe zavorre superflue che ingombravano, anche fisicamente, la casa con poco, se non nessun vantaggio per le bambine e tanti svantaggi anche per me (suppellettili da spolverare, armadi strapieni ecc). E lì ho dato una bella sfoltita e mi è subito sembrato di respirare meglio. Poi ho incontrato i vostri blog e ho sentito parlare di stile frugal/frugalità e decrescita. E ho capito che includeva un po' tutto questo percorso. Anch'io penso che non si possa crescere all'infinito. Si dà il caso che abbia avuto una datrice di lavoro che, al pari di tutte le sue colleghe (e le mie, che si lanciavano sulla merce tarocca per non essere da meno), era schiava dell'alta moda e dell'imperativo di non poter restare indietro su queste cose. Lei, quando tornava in studio con l'ultima borsa di louis vuitton da 1.700 Lire, già bramava per la (orrenda) versione cherry appena vista al braccio della vicina e non si dava pace finché non riusciva a procurarsela (a costo di farmi telefonare al negozio di via montenapoleone/parigi ecc, ovunque). Ma non era una persona serena. Non era appagata, mai. Non riusciva più a gustare le piccole cose, se non sporadicamente. In quei rari momenti di apertura, mi aveva confidato di invidiarmi un po'... questa persona, seppur indirettamente, mi ha insegnato parecchio. Da allora riesco a percepire meglio il vuoto e la tristezza dietro alle facciate luccicanti, le sirene non mi incantano più del tutto e ho compreso che la strada da percorrere va nella direzione opposta, pur senza bisogno di arrivare agli estremi ;-)

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