martedì 21 aprile 2009

Il mestiere di mamma

In questi giorni sono stata a casa con i miei bambini (malati, purtroppo). Da giovedì 9 a ieri. 12 giorni dedicati solo a loro, che stavano abbastanza bene da non gemere a letto ma non abbastanza per tornare a scuola / nido (in realtà quello che stava peggio era Ettore, ma, siccome ero a casa per lui, ho pensato che alla tosse di Amelia potesse far bene stare a casa).
Il fatto che fossero malati mi metteva un'altra limitazione: anche nei giorni belli, non potevamo uscire. E quindi? Quindi sono stata benissimo.

Certo, non è stata una passeggiata: organizzare la giornata a casa dei bambini richiede lo stesso impegno di un lavoro in proprio. Io ho deciso di dedicarci alla cucina, e in particolare ai dolci, che non mi sono mai venuti troppo bene: un giorno ho fatto dei biscotti ai corn flakes, il giorno dopo un plumcake cannella e vaniglia, quelli dopo ancora ho sperimentato la ricetta dei tarallucci MB, poi un sabato mattina ho fatto i pancake (quelli che nei film americani vengono inondati di sciroppo d'acero), grazie a Luca che mi ha fatto da impastatrice (impastatore?) abbiamo provato a fare anche le macine MB (ma senza la panna non vengono tanto simili). Insomma, principalmente siamo ingrassati.
E poi ho guardato i miei bambini giocare insieme, ho giocato con loro, li ho coccolati, ho cantato e ballato con loro e per loro, abbiamo giocato con le gatte e le abbiamo spupazzate. Ho avuto diversi infarti per le prodezze di arrampicatore di Ettore e mi sono un po' arrabbiata per gli eccessi artistici di Amelia.
Abbiamo riposato: loro, probabilmente a causa della malattia o del tempo, hanno fatto lunghi sonnellini nel primo pomeriggio, mentre io scrivevo e ogni tanto maledicevo i vicini che in questo periodo stanno pazziando più del solito. Luca, nel weekend, ha letto i miei soggetti per un ipotetico primo anno di Viola e si è divertito. Abbiamo composto il pezzo di percussioni che le mie allieve porteranno al saggio di fine anno. Abbiamo anche fatto qualcos'altro, ma quelli sono affari nostri.

Tutta questa spatafiata per dire cosa? Che essere mamma a tempo pieno si può. Se non lo si intende come "dedicarsi completamente ai figli", ma come "dedicare una fetta cospicua del mio tempo ai figli, senza dimenticare che nella vita esiste altro".
Si può ridere come pazze davanti a un bambino che scopre la magia della tela di ragno, ma poi essere ben felici che lo stesso bambino dorma due ore di fila, per finire un episodio di Viola. Si può leggere le fiabe di Calvino alla bimba grande ma poi immergersi nella lettura di Dampyr.
In definitiva, credo che, se avessi i famosi soldi, io mamma a tempo pieno lo sarei volentieri. Almeno in questa fase, poi chissà. Probabilmente, se avessi i famosi soldi, proverei anche a buttarmi nell'homeschooling, o forse, come già penso di fare più avanti, in un homeschooling a tempo parziale, che permetta loro comunque di conoscere la realtà della scuola.
Una cosa non cambierebbe: la mia casa continuerebbe ad essere sporca e in disordine. Ma magari, se avessi i famosi soldi, mi piglierei anche una colf.

14 commenti:

  1. E' che questo mi pare il post di una donna che sta bene con se stessa. E quando accade allora essere mamme a tempo pieno o a metà tempo è davvero relativo. Le cose si organizzano di conseguenza.Ciao!!

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  2. Bella idea questa del blog riflessivo. Arrivo solo adesso, ahimè :-( maglio tardi che mai!
    Aletta
    p.s.: posso linkare anche questo blog?

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  3. Mi associo alle sagge parole di Marilde, ed aggiungo che forse i soldi non saranno abbastanza ma tanto l'armonia che c'è a casa tua e che traspare dalle tue parole non si compra. Te l'ho già detto e lo confermo: siete belli.
    Ciao, Daniela

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  4. Ciao Chiara o meglio Lanterna... avere qualcosa da trasmettere ai propri figli e da condividere è una cosa meravigliosa, restare a guardarli mentre apprendono ancora di più, aspettare che facciano una scoperta è come riscoprire le cose ogni volta. Munari( un designer e altro che ha fondato la filosofia delle scuole materne di Reggio) diceva che i bambini hanno un loro modo di vedere la città e il mondo che i grandi dovrebbero ascoltare e non sopraffare. E io sono d'accordo. Per cui direi che la tua full immersion può essere vista come uno stimolo per tornare fuori con molte più idee creative.

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  5. Grazie a tutte, siete troppo carine! :-)

    @aletta: ma certo che puoi, che domande! Grazie!!! :-)

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  6. Ecco, questi post mi danno speranza per il mio percorso di futura mamma un pò preoccupata.
    Certo, ognuna deve trovare il suo modo di adattarsi alla nuova realtà, ed io mi chiedo sempre quale sarà il mio.
    Intanto leggo di chi è felice e spero che anche per me sarà così.

    (Postilla semi-seria: certo, senza i soldi è molto peggio, ma se non lavori chi te li dà? E se non si lavora come si fa la mamma a tempo pieno???)

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  7. @ondaluna: queste sono le domande che mi pongo ogni volta che trovo un blog di mamme (soprattutto americane) che stanno a casa con i bambini, fanno homeschooling sì, ma anche il corso di maglia, filatura, tintura, lavorazione del feltro, pittura su ceramica o su tela, ecc.
    Penso che semplicemente siano persone che hanno un compagno che guadagna molto bene e/o una famiglia abbiente alle spalle e/o che abbiano guadagnato molto bene in una vita precedente e messo via.
    Come si dice da noi polentoni, danè e pecà ien dur da giudicà (soldi e peccati sono difficili da giudicare) :-)

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  8. è un post che mi tocca particolarmente in questo periodo.

    non so se in un futuro ci saranno questi famosi soldi nella mia vita. Dal lavoro di mio marito non credo. Al massimo potrei accettare di vivere (un po') della rendita dei miei genitori (visto che son figlia unica), mentre finora io e mio marito abbiamo puntato dritti, senza se e senza ma, all'indipendenza economica (visto che dipendenza economica=dipendenza psicologica).

    Va bhè.
    In ogni caso per me lavorare, finora, non è solo stato un problema economico.
    Sono consapevole (e lo sono stata particolarmente con la prima maternità) che per me lavorare è anche stimolo psicologico a star bene (vestirsi, tenersi, truccarsi, relazionarsi, corteggiare ed essere corteggiata, essere cliente/fornitore/donna/amica/collega/mamma).
    Quindi lavorare mi fa star bene.

    (urca devo tagliare)
    In questi giorni mi sto chiedendo: non è che magari, maturando, sono migliorata......e posso essere una donna che sta bene anche senza (o con meno di) tutto questo???

    lo scopriremo a breve.
    fra due mesi saro' in maternità.
    sarà di nuovo una simil depressione come l'altra volta?

    restate con noi ;-)

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  9. Io capisco molto bene My, in effetti lasciare il lavoro può avere effetto depressivo. Però My, mi sembri così positiva, leggendo il tuo blog, che non mi preoccuperei troppo...

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  10. Se potessi non lavorare non lo farei? Chissà. Al momento la domanda mi pare del tutto oziosa e visto che non sto con un manager rampante ma con un operaio/manovale dubito che si porrà mai in termini reali. Io forse non sto così bene con me stessa e non ho tanto da dare. Al momento le non rarissime gratificazioni (esclusivamente morali!) sul lavoro mi servono come il pane. In un'altra fase, chissà.

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  11. Ciao. Arrivo qui per la prima volta dal Blog Cafè.
    Mi è piaciuto questo post. E te lo dico da mamma a tempo pieno per scelta (e per scelta senza colf né altri aiuti, perché i famosi soldi non è che qui si grattino dai muri, e poi perché mi piace che i miei bambini vedano che, anche se in casa, lavoro eccome).
    I miei tre bambini sono ancora piccoli e così devo dire che, per ora, mi assorbono quasi completamente e spesso è difficile ricordarmi che nella vita c'è anche altro. Ogni tanto è dura, ogni tanto mi domando se tra qualche tempo vorrò cambiare qualcosa di questa situazione. Per il momento, vado avanti così, ben felice di quello che che mi posso godere dell'infanzia dei miei bambini.

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  12. @igra: grazie dici delle cose molto belle di me.
    Pero' purtroppo ci scontriamo con il limite di questo strumento. Io ho ancora dei periodi bui, e in quei periodi l'ultima cosa di cui ho voglia è scrivere o fare dell'ironia. Per questo forse è una parte di me che non potete conoscere.

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  13. personalmente ho provato tutto: stare a casa per lunghi periodo, avere lavori impegnativi, fare tutto da sola o avere la colf. mi sono convinta che per mamme dal cervello attivo il concetto di mamma a tempo pieno non esiste. se tu fossi a casa ti riempiresti parte del tempo comunque con i tuoi progetti. più che di mamma a tempo pieno parelrei di ridistrubuzione del tempo e anche delle passioni.

    però è bello godere di questi momenti ;)

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  14. @piattini: hai perfettamente centrato la questione: penso che non sarei "mamma a tempo pieno" ma farei di lavoro la mamma così come faccio ora l'impiegata (ma con moooolta più passione), ovvero dedicandoci un tot considerevole di ore ma trovando il tempo per la danza, la scrittura, le Veremamme, ecc.

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