martedì 28 aprile 2009

La bestia nel cuore

Circa una decina di anni fa, facevo un sogno ricorrente: ero in una situazione di pericolo tipo film d'azione, c'era con me anche il fidanzato dell'epoca o un'amica e io, per risolvere la situazione e tirarci fuori dai guai, mi trasformavo in una belva tipo licantropo. Piccolo particolare: prima di trasformarmi, cercavo di tramortire o sviare le persone che erano con me, perché non vedessero che cosa potevo diventare.
Era l'epoca in cui cercavo di smussare sempre, di non litigare, di capire le ragioni dell'altro fino alla nausea.
Poi io e quel fidanzato ci siamo lasciati senza che io conservassi la minima stima per lui. Alcune amiche, una in particolare, si sono dileguate nel momento in cui avrei avuto più bisogno di loro. E io ho deciso di non fingere mai più di essere ciò che non sono: ho deciso di dire sempre la mia, di esternare i miei sentimenti, di capire le ragioni dell'altro solo se l'altro si degna almeno di espormele.
Questo ha nociuto non tanto alla mia vita sociale (ho amiche più intelligenti e coraggiose di quelle di allora), quanto alla mia vita amorosa: non nascondendo più nulla di me e non essendo così gnocca da farli ragionare solo con gli ormoni, risultavo troppo impegnativa per il maschio medio. Che, si sa, viene spaventato da una donna intelligente e sincera, salvo poi farsi accalappiare da una iena travestita da gattamorta.
E' anche vero che volevo un uomo intelligente e coraggioso, e quindi già il fatto di porre un filtro del genere all'ingresso aiutava a non perdere tempo.
Infine, come tutti sanno, è arrivato Luca. Bello incosciente, se n'è fregato della mia intelligenza e della mia emancipazione: ha visto solo me, nuda e cruda. Ha deciso che gli piacevo ed è restato.
Se oggi rifacessi quel sogno di tanti anni fa, penso che non mi farei neanche un problema a far vedere la trasformazione a Luca. Anzi, probabilmente lo vedrei trasformarsi anche lui, e lottare insieme a me.
Questa è la parte positiva.

La parte negativa è che questa bestia vive in me anche nel rapporto con i miei figli. E' quella parte che mi impedisce di essere tutta paziente e amorosa e disponibile. E' quella parte che mi ha impedito di trarre piacere dalla gravidanza o dall'allattamento, che me li ha fatti vivere come una pesante limitazione della mia integrità personale. E' quella parte che ora, mentre i bambini dormono, mi tiene al computer a scrivere, invece di lavare i piatti o rassettare di sotto o mettere su una lavatrice. E' quella parte che ogni tanto mi fa dare una zampata ai miei piccoli, quando varcano un certo limite.
Il fatto è che questa bestia vive di istinti primari, di egoismo. E, per quanto io tenti di razionalizzarla, lei ribatte a tono, mostrandomi l'esempio di Madre Natura. Nella figura della mia gatta Bianca, madre amorosa per eccellenza ma capace anche di prendere un gattino ribelle per la collottola e inchiodarlo a terra finché non si lascia lavare. O di saltare sul mobile più alto per essere lasciata in pace dai gattini che miagolano appena sotto.
Il dilemma è tutto qui: reprimere la bestia o no? Sforzarsi di somigliare a quella madre tutta amore, comprensione e ragionamenti che io non sono o decidere di offrire ai miei figli la mia immagine imperfetta ma vera?
Mi rendo conto che potrebbe sembrare un ottimo alibi per smettere di migliorare, ma non è questo il punto. Il punto è che, anche se avessi a disposizione mille anni per questo percorso, l'amore non basterebbe comunque. Per me non esiste un amore abbastanza grande da permettermi di non avvertire il fastidio per la limitazione della mia libertà o la fatica fisica o il dispetto per il conflitto tra le nostre opposte intenzioni. E non posso permettermi di ignorare questi disturbi, perché si accumulerebbero ed esploderei in modo molto pericoloso.
Quindi, assodato che la bestia vive dentro di me e non può essere esorcizzata dalle buone intenzioni dei benpensanti, rivendico il diritto di mostrare ai miei figli anche la mia parte meno gradevole, meno civilizzata e forse meno umana. Rivendico il diritto di arrabbiarmi con loro, di sottrarmi alle loro attenzioni, di affidarli ad altri per farmi nient'altro che i fatti miei, di non pensare sempre alle conseguenze di ogni mia minima azione o parola, di non dover essere sempre un esempio. Non tutti i giorni, per carità: solo quando non ce la faccio più.
L'alternativa è prendere ansiolitici. Ma direi che una in famiglia basta.

18 commenti:

  1. Mi è piaciuto moltissimo questo post, mi sono ritrovata in quasi tutte le righe...più nella parte riguardante i figli, in realtà. Sei una delle poche che ammette che una mamma possa avere diritto al proprio momento di "naturale indipendenza", di stacco dai figli senza che la cosa la uccida dai sensi di colpa. E la parte degli ansiolitici poi mi ha colpita ancora di più. Sia perchè ho dovuto prenderli, sia perchè sto uscendo da una depressione post parto un po' lunga...ed è stato grazie al cammino che ho fatto che sono arrivata alle tue stesse conclusioni. E se penso che ti leggo da un po', che mi piace ciò che ho letto e mi piace ancora di più il tuo "spin-off" attuale. Grazie di non farmi sentire la solita mamma pecora nera.

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  2. Rivendicare questo diritto non solo fa bene a te, ma benissimo ai figli. Che hanno bisogno di genitori autentici e non di mummie che recitano la saga del mulino bianco. A parte questo ci sono un bel po' di frasi che avrei voluto scrivere io in questo post!

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  3. Concordo con un ottanta per cento del post (in breve, concordo con il rivendicare la propria libertà pur essendo madri), ma se mi permetti l'esempio della Madre Natura alla Leopardi non è che sia proprio...da prendere a esempio: sarà pure vera-verissima-senza-ipocrisie, ma è anche una visione egoista e menefreghista, perché non tiene in considerazione le conseguenze! Giulia Presenti e future. Tuo marito ti ha scelta, i tuoi figli no: sei tu che hai scelto di diventare mamma. Scusa se sono dura, ma ho vissuto sulla mia pelle una madre che mi amava moltissimo e che mi ha dato tanto, ma che come te credeva di avere il diritto di mostrare a noi figli il suo "lato oscuro" e di lasciarsi andare ai suoi istinti primari: ma i bambini non sono adulti in miniatura, non hanno né le loro capacità logiche né la loro esperienza! Si spaventano, si perdono quando non riescono a decifrare le reazioni altrui, vengono feriti profondamente da atteggiamenti che ai loro occhi possono essere sproporzionati rispetto a quello che hanno combinato e ne portano le cicatrici per sempre! Credo che di questo si debba tenerne conto anche quando siamo stanche e non ne possiamo più. Non voglio dire che sia vietato stare male o che si debba tenere i figli al riparo da ogni turbolenza, ma se è un bene (per tutti!) rivendicare la propria libertà, non lo è altrettanto rivendicare la libertà di scaricare sui bambini la propria rabbia.
    Non ti conosco e del tuo essere mamma non so nulla, quindi non vorrei che si pensasse che ti sto giudicando: la mia è solo una risposta a questo specifico post, nulla di più.

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  4. Scusa, ho dimenticati di firmare il commento precedente! Sono Valentina.

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  5. Aggiungo una cosa perché il commento di Valentina mi fa pensare che esiste il rischio di essere fraintesa. Quando io scrivo ben venga l' autenticità mi riferisco alla possibilità che in quell'autenticità ci siano luci e ombre della maternità. I lati oscuri hanno diverse intensità e concordo con Valentina che un genitore deve essere attento a non spaventare un bambino con sbotti di rabbia che per lui sarebbero "troppo". Dal post io ho inteso che il riferimento fosse al limite, al non esserci sempre e comunque, alla possibilità di dire di no. E anche alla rabbia, certo. Non dimentichiamoci che un bambino attraverso il nostro modo di arrabbiarci impara, osserva. Se è ben graduata è un apprendimento che sarà utile per il futuro. La rabbia, l'aggressività, i lati oscuri, esistono per ciascuno noi. Dobbiamo imparare a governarli, non a nasconderli, nè a farli esplodere malamente. A questi lati oscuti io mi riferivo. A quelli "governati".

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  6. Personalmente ritengo che un bambino educato a "zuccherini" diventi un adulto incapace di vivere nel mondo reale. Non credo che "ringhiare" al figlio che non la smette di rompere quando hai mal di testa o sei nervosa lo traumatizzi per la vita, e non c'era scritto da nessuna parte che una madre, diventata tale, debba annullare il proprio essere persona. Io rispetto i desideri dei miei figli, li accontento se posso, li lascio liberi di essere se stessi ma pretendo che facciano lo stesso con me e con il padre. Ci sono dei ruoli dai quali, secondo me, non si può prescindere. Daniela

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  7. @valentina: mi spieghi perché, quando una persona (una mamma) ha l'onestà di descriversi così com'è, senza ritocchi, subito si ha una cattiva impressione di lei? Perché pensi che io sfoghi la mia rabbia sui miei figli? Non ho detto questo. Ho detto che la bestia è cattiva e feroce, ma non ho detto che non ama i miei figli. Li ama a modo suo, punto. Ci sono momenti in cui li vorrebbe vicini sempre, per annusarli e toccarli, e altri momenti in cui vorrebbe semplicemente che evaporassero. Del resto, ho visto madri animali ignorare i propri figli, mai maltrattarli: quello lo facciamo noi umani.
    Un'altra cosa: non ho detto che me ne frego sempre delle conseguenze o che sono sempre così. Lo sono quando sono estremamente sotto pressione. E le conseguenze mi fregano eccome, se sto qui a scrivere questa serie di post.
    In ultimo: non sono arrabbiata con te, ma con l'automatismo per cui mamma non completamente votata = cattiva mamma.
    Io, come ho già detto in questo post e in altri di pochi giorni fa, mi sforzo ogni giorno di essere una persona decente: per i miei figli, a cui sono capitata, e per mio marito, che proprio perché mi ha scelta può decidere di andarsene quando vuole. Per i miei amici e per i miei genitori, che si meritano il meglio da me.
    Rivendico solo il diritto di essere anche oscura, come tutti del resto, e di poterlo dire, come non tutti fanno.

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  8. Non ho mai scritto di avere una cattiva impressione di te, anzi ho sottolineato come la mia risposta fosse riferite SOLO ED ESCLUSIVAMENTE al tuo post, a questo singolo post per di più, perché non ho letto tutti gli altri. E ho anche detto che trovo un bene rivendicare la propria libertà. Quello su cui non sono d'accordo, è il rivendicare anche la libertà di reagire come meglio crediamo ("rivendico il diritto di mostrare ai miei figli anche la mia parte meno gradevole, meno civilizzata e forse meno umana": per me mostrare significa re-agire, perché è comunque un messagio che vogliamo mandare a qualcuno). Trovo sacrosanto il diritto ad avere un lato oscuro e a rivendicarlo, ma non altrettanto sacrosanto farne pagare il prezzo - piccolo o grande che sia - ad altre persone. Forse sono io che ho frainteso le metafore della zampata e di Madre Natura: una zampata di un gatto mi fa venire in mente uno schiaffo di un genitore, e le reazioni di Madre Natura una esplosione di rabbia (tipo eruzione di un vulcano, per intenderci). Ma ripeto, posso aver frainteso le tue parole, magari tu avevi in mente tutt'altro quando l'hai scritto. Mi dispiace soprattutto se qualcuno ha trovato un tono moraleggiante, non era assolutamente mia intenzione. E' solo che è un tema che mi sta molto a cuore e magari mi sono lasciata trasportare troppo, attribuendo al post significati che forse non ha. Valentina

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  9. ecco mi sa che valentina ha capito dove ha sbagliato. ha attribuito alle tue parole significati suoi. si vede che non ti conosce.
    io mi ritrovo nella prima parte del post, visto che i figlio non ne ho. :D
    sono "bestia" solo di fronte al marito :P
    ves

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  10. @ves: in realtà Valentina ha capito anche bene: nel mio essere madre ci sta anche uno schiaffo (o un'urlata, che poi a livello di violenza è la stessa cosa) e un'esplosione di rabbia. Come ci stava per mia madre, che non mi sembra abbia fatto poi un così cattivo lavoro, e ci stava ancora di più per mia nonna, che da 5 anni non è più con noi e ancora non riusciamo a farcene una ragione. Credo che la differenza tra me e una cattiva madre sia che questi momenti non sono la regola, sono eccezioni che possono essere anche momenti formativi: vedendo la bestia che si affaccia in me, i miei figli imparano a riconoscere la loro e a trattare con lei.
    @valentina: scusami se sono stata un po' dura, ma di solito, prima di commentare un post di un blog dove non sono mai stata, vado a leggermi qualche arretrato per capire con chi sto parlando. Quindi presupponevo che anche tu l'avessi fatto.

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  11. io non so niente di psicologia infantile né di pedagogia e in sostanza "non sono nessuno per giudicare" - come dice Corto, che sto rileggendo un po' per "colpa" del tuo post sui fumetti!- ma sono del parere che una persona che si reprime sempre, mamma o meno, prima o poi esplode. e le conseguenze sono assai peggiori di quel che può succedere se ogni tanto lasciamo uscire il demone a respirare un po' d'aria fresca. (anche questa è una libera citazione, ma da Lordi)
    byron of rochdale

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  12. PS: ma blogspot lo fa solo con me che non mi fa mettere l'url del mio blog?
    byron

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  13. mah
    perche essere ettichetate cattive madri adesso ci vuole cosi poco? uno schiafo e una sfuriata?
    a sto punto meglio che non ne ho se è cosi. sarei pessimissima.
    mia madre non è stato angioletto, anzi, ma il suo "lato oscuro" non era sicuramente limitato da quanche sfuriata che in eta' adulta ogni essere umano smaltisce, ci è voltuto ben altro per me per ritenerla non idonea di essere mia madre. poi con mia sorella è stata una madre esemplare. si vede che con me si è dovuta fare le ossa.
    ves

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  14. @byron: mi piace avere questo genere di colpe! A fine maggio frequenterò un corso di Cajelli e quindi mi sto predisponendo a farmi una bella ripassata delle sue storie, su Dampyr e altrove, per "prepararmi" al personaggio :-)

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  15. Anch'io parlo per quel poco che posso trovare di affine alla mia esperienza (non avendo ancora figli) e mi piace molto quello che dici a proposito del modo in cui si impara ad essere se stessi.
    Per anni, cresciuta nell'idea che sia necessario ascoltare e comprendere gli altri, prima di tutto, mi sono fatta un sacco di scrupoli ad ammettere cose che invece adesso credo essere sacrosante: una per tutte, il fatto di capire le ragioni altrui se vengono esposte, o di pretendere certe attenzioni.
    Così, se una volta di fronte all'amica che si dilegua mi sarei detta che era colpa mia, che l'avevo esasperata, adesso mi dico che ci sono cose che da un'amicizia è giusto pretendere.

    Comunque, questo blog è bellissimo.
    Mi spiace solo riuscire a leggere saltuariamente!

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  16. Il problema e' che noi donne, inconsciamente, ci sentiamo obbligate ad essere sempre, ma proprio sempre, disponibili nei confronti dei figli ed il non esserlo, anche solo per andare a lavorare, ci fa venire i sensi di colpa. La rivendicazione del lato oscuro, come lo chiami tu, e' la naturale e umana necessita' di momenti assolutamente personali, in cui trovare possibilita' di sfogo. Che poi si scelga di chiudersi in una stanza a guardare il soffitto o di uscire per cio' che si ha voglia di fare non importa. Prendersi momenti da vivere con se stesse aiuta ad essere persone migliori e quindi madri migliori. Ovviamente queste sono cose che non si possono sbattere in faccia ad un bambino, non gli si puo' dire di togliersi di torno perche' oggi non gira, meglio organizzarsi con una baby sitter, con un'amica, in famiglia. Non farlo significa accumulare stress e frustrazione che rischiano poi di essere sfogati proprio sui bambini se non trovano altre vie d'uscita.
    "Lasciate stare papa' perche' e' stanco", questa frase e' stata ed e' tuttora di grande attualita' e comprende la definizione dei paletti a tutela della "bestia" paterna. Gli uomini non si sentono mica in colpa, noi sempre, anche di essere semplicemente umane.
    Cetty

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  17. ciao bella, io seguo mignolocolprof da anni (ricordi, t'ho fatto la streghina quando è nata Amelia) e tutt'ora leggo ogni singolo post (ti ho nei feed) anche se non commento.
    Però oggi son arrivata qui, in questo blog che non conoscevo. E devo dire che se prima mi stavi simpatica, perchè era simpatico quel che scrivevi, ora, dopo essermi letta tutto il blog, ti stimo davvero.
    E non per un caso te lo scrivo sotto questo post, che è uno di quelli che mi è piaciuto di più.
    Sei una bella persona, anche perchè hai la tua piccola bestiola selvaggia dentro. E penso che sia molto meglio farla uscire per un'ora d'aria ogni tanto, come fai tu, piuttosto che negarla e rinchiuderla come fanno molte altre, salvo poi scoppiare e vomitare sul mondo attorno anni di mle accumulato tutto in una volta.
    Un bacione
    orka

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  18. Condivido pienamente...e vorrei non farlo.

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