sabato 11 aprile 2009

L'importante è partecipare

Per lungo tempo, a scuola, ho odiato l'ora di educazione fisica: le attività che ci facevano fare erano noiose e faticose (per me, almeno, che di mio non facevo nessuno sport), e il giorno dopo mi rimaneva il dolore dell'acido lattico. Ma forse, la mia avversione aveva una radice più profonda: essendo abituata ad eccellere senza grosso sforzo, l'idea di faticare per non ottenere neanche chissà quale risultato mi irritava.
Finito il liceo, sono rimasta completamente inattiva per 6 anni. Poi, grazie a una mia amica innamorata del flamenco, mi sono accostata alla danza. La danza del ventre mi attirava da qualche tempo, a livello però puramente ipotetico: era bella da vedere, sensuale e faceva bene alla schiena.
A gennaio 2002, in un capannone freddo piastrellato di mattonelle, cominciò la mia passione per la danza orientale. Nei primi tempi, imparavo velocemente, ma non sono mai stata "la prima della classe". Col tempo, e cambiando maestra, mi è stato sempre più chiaro che, anche se a molte mie mancanze posso sopperire con la memoria e la teoria e il senso del ritmo, fisicamente sono limitata, non so se perché ho iniziato troppo tardi o se proprio non sono portata ad andare oltre un certo limite.
Oggi il mio rapporto con la danza orientale ha compiuto 7 anni, e la passione non accenna a calare. A volte mi chiedo perché accanirmi su una strada in cui non posso eccellere e di cui non posso fare la mia professione, perché spenderci dei soldi e del tempo e delle energie.
Così, di botto, mi vien da pensare: perché mi ha insegnato l'umiltà e il valore della fatica. Anche se non sono una dea, mi rendo conto di quanto sono migliorata e di quanto margine c'è ancora in me, e questo è fondamentale in tutti gli aspetti della vita. Anzi, spesso vorrei proiettare questa consapevolezza su alcune delle mie allieve, che, forti di precedenti esperienze di danza (tipo latino o jazz), si ostinano a forzare inesistenti analogie tra la loro esperienza e i miei insegnamenti, in modo da faticare di meno.
La seconda cosa che mi viene da pensare è che ho imparato che, per divertirsi, non c'è bisogno di essere i più bravi. Basta essere bravi abbastanza da poter ballare col gruppo, senza competizione. Come quando si suona in un'orchestra.
La terza cosa è che la danza, nel mio caso, è come un gioco a squadre: se sai che cosa è giusto fare ma le altre del tuo gruppo fanno qualcosa di diverso, è giusto seguirle. Non per fare come "il gregge", ma perché l'armonia di gruppo è più importante del puntiglio. Oppure: se conosci perfettamente i passi ma non riesci a rispettare la tua posizione nel gruppo o continui a scontrarti con le compagne, non stai ballando bene e danneggi le tue compagne.
E poi, ci sarebbero molti altri spunti di riflessione: dal modo in cui la danza unisce persone completamente diverse alla bellezza del conoscere nuove interpretazione, senza giudicarle e senza sentirsi depositari della "verità", la possibilità di rimettersi sempre in gioco con maestri diversi... e poi c'è la sensualità.
Per me la danza del ventre si è da tempo spogliata di tutti quegli orpelli da harem/cabaret di cui il mondo occidentale la riveste. Sento il mio corpo, me ne approprio (oddio non sempre...), lo uso per esprimermi e creare, OK. Ma affermare che la danza del ventre è sensuale a priori sarebbe come pensare che tutte le scrittrici sono come Anais Nin e tutti i fumettisti come Manara: in ogni forma creativa che si rispetti c'è la possibilità di esprimere un'amplissima gamma di sensazioni.
Persino il burlesque, lanciato dagli spogliarelli di Dita Von Teese, può essere interpretato in molti modi: recentemente ho visto uno spettacolo in cui si puntava sull'ironia e il divertimento, e senza scoprire un centimetro di pelle in più del viso e delle mani.
Così, anche nella danza del ventre, la sensualità a tutti i costi appartiene soltanto alle poverette che si esibiscono in localacci poco più che da strip tease o a quelle che "vanno a danza del ventre" per accalappiare il marito o il fidanzato.
Tra i molti artisti che ho visto in questi 7 anni, ce ne sono stati alcuni che si sono presentati come magici sceicchi da Mille e una notte, altre che hanno calcato la scena con costumi quasi adamitici e boa di struzzo, altre ancora che hanno valorizzato il folklore, altre ancora che hanno esplorato ogni aspetto della danza per trasmettere un'amplissima gamma di emozioni.
E io che cosa voglio esprimere quando ballo? Come ho detto, non sono bravissima, anche perché mi manca una grande parte di lavoro sull'espressione e sulla comunicazione col pubblico. Però spero che sempre di più si avverta il mio divertimento, la mia gioia, il senso di liberazione che la danza mi dà.
Vorrei che si capisse che sono felice per il solo fatto di esserci.

4 commenti:

  1. Sottoscrivo e controfirmo ogni tua singola parola!
    Per me è esattamente la stessissima cosa con la chitarra: so perfettamente che non eccellerò mai in quel campo, e so anche che probabilmente sarebbe più utile, in questa fase della mia vita, pensare a studiare invece di perdere tempo con una cosa che richiede ore e ore di applicazione per un risultato che non sarà mai "professionalmente" di alto livello. Ma, insieme, so anche che nonostante tutte le mie pecche un pezzo di me mancherebbe all'appello, se smettessi di suonare. E so anche che, al di là di tutto, qualcosa di bello e di buono per chi mi ascolta, posso crearlo anch'io.
    Essere lontani dalla perfezione è irrilevante, in questo senso!
    Ah, e poi condivido il tuo discorso sulla fatica: anche per me la musica è stata LA cosa in cui, nonostante i miei sforzi e la mia applicazione, i risultati non sono venuti subito o comunque non subito al livello che avrei voluto. Insistere su questo tasto, combattere con le difficoltà, mi ha insegnato tantissimo, anche se mille volte anch'io mi sono chiesta se ne valeva la pena.

    Scusa il commento-fiume, ma le tue riflessioni, davvero, sono anche le mie! :-)

    Buona Pasqua alla famiglia della cascina, a presto!

    G.

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  2. Assolutamente sì. Ma devi trovare una maestra che ti posizioni in modo corretto, col bacino retroverso, altrimenti rischi di farti male alla zona lombare.

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  3. Ecco, copio e incollo tutto in versione canto corale. Dalla prima all'ultima parola! :-)

    Mamikazen

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