sabato 16 gennaio 2010

Cultura e intelligenza

Spesso mi capita con alcune amiche, soprattutto quelle che si occupano di scuola da utenti o da professioniste, di discutere della cultura. Ad alcune sembra di vedere un peggioramento rispetto ai nostri tempi, ad altre sembra di vedere meccanismi tutto sommato equivalenti. A dire la verità, però, nessuna di noi vede un miglioramento. Il che già non è confortante.
Sommando l'ignoranza dilagante alla scarsa qualità dei programmi e alla mancanza di risorse degli insegnanti, il quadro che ne esce non è confortante, nemmeno nelle visioni più rosee.
Soprattutto, rispetto ai nostri tempi, mi sembra che la TV si sia tirata molto indietro. E non credo sia questione di fondi (avete idea di quanto costi un reality o anche un talk show?). Credo che, per un motivo o per l'altro, ci si sia convinti che cultura e intelligenza non tirino.
Oddio, ora non immaginatevi che ai nostri tempi ci fosse chissà cosa. Però mi ricordo programmi di attualità come "Fuego" o "Target". Mi ricordo programmi anche apparentemente scemi come "Karaoke" (che lanciò Fiorello, non dimentichiamolo) o "Colpo di fulmine" (che lanciò Alessia Marcuzzi, mi pare), che si basavano sulla leggerezza e il gioco (invece che sui bassi istinti come i reality o i talk show di oggi, che finiscono invariabilmente in rissa), e intanto ti facevano vedere le piazze di tutta Italia perché erano programmi itineranti. C'erano programmi di cinema, come "Ciak", vari programmi di musica ("DJ Television" ve la ricordate, con Gerry Scotti giovane giovane?), c'erano programmi di moda (l'inossidabile "Nonsolomoda"). I giovani sapevano di politica perché guardavano le trasmissioni satiriche di RAI3: "La TV delle ragazze", "Avanzi", "Tunnel". Daria Bignardi conduceva "A tutto volume". Insomma, molti di quelli che oggi sono dei pesi massimi lavoravano nella promozione della cultura o affini. Erano programmi giovani, godibili, con un linguaggio fresco. Erano probabilmente programmi di nicchia, sì, ma più perché erano destinati ai giovani che per essere destinati a un'élite (come potevano essere per esempio le trasmissioni di lirica o di teatro).
E poi c'era lui. Alessandro Baricco. Col suo accento torinese, i suoi capelli arruffati, la sua faccetta pulita e le sue maniche di camicia, ci raccontava l'opera a un'ora assurda, tipo le due del pomeriggio. Mi ricordo che un po' mi vergognavo di questa dipendenza, ma, appena potevo, non ne perdevo un minuto. La tramissione si chiamava "L'amore è un dardo" e, a rivedere alcune puntate sul Tubo, dà ancora un sacco di punti alla trasmissione più intelligente che ci sia in onda in questo periodo. Unico neo: a volte Baricco si metteva delle T-shirt che parevano quelle del caseificio di mio marito. Che è torinese, ha i capelli sempre arruffati e, quando si sbarba, ha la faccetta pulita da ragazzino. Temo che Baricco abbia almeno un matrimonio e due figli sulla coscienza: i miei.
L'anno dopo, Baricco passò ai libri, con "Pickwick", che religiosamente seguivo la domenica sera tardi (a un orario che oggi mi parrebbe quasi mattina). Ho riempito intere pagine con gli appunti dei libri da leggere: "Il giovane Holden", "Bartleby lo scrivano", "Voci di muto amore", "Il poeta continua a tacere", "Il vecchio e il mare". Li raccontava smitizzandoli, senza farti pesare che fossero classici o che ci fosse una cultura da difendere. Te li raccontava come un amico ti avrebbe raccontato il film che era andato a vedere al cinema e che gli era piaciuto un casino.
Non so come e se gli uomini guardassero le trasmissioni di Baricco, ma noi femmine restavamo incollate allo schermo non tanto e non solo per amore della cultura, quanto per l'azione dell'ormone: Baricco univa (e unisce) diverse tipologie di uomini che per molte di noi sono irresistibili (il bravo ragazzo, l'insegnante, lo scrittore, il tutto sempre con quest'aria furbetta e divertita). E dire che i suoi libri non è che mi siano piaciuti poi chissà come: carini, ma non li trovo imperdibili. Gli scritti tipo "Barnum" invece li trovo godibilissimi e intelligenti, rispecchiano lo stile delle sue trasmissioni e dei suoi spettacoli. Il film, "Lezione 21", non l'ho proprio visto, ma stimo il modo in cui, da musicologo, ha sempre portato avanti la promozione della musica, soprattutto la classica e la lirica.
Oggi Baricco fa sporadiche apparizioni in TV. L'ho visto da Fazio, dove ha raccontato la storia di "Carmen" per uno speciale sulla prima della Scala. Ho seguito le sue proposte e le sue provocazioni, e le ho trovate giuste.
Oggi, forse per mancanza di finanziamenti ma soprattutto per miopia dei dirigenti, non c'è nessuno come lui in TV. Lui mi manca, ma la sua funzione sulla mia generazione l'ha esercitata. Sogno un nuovo giovane, scrittore o musicista o "semplicemente" divulgatore", che sappia raccontarci cose intelligenti e piacevoli con lo stesso fare da incantatore. Che sia uomo o donna non mi interessa: noi avevamo Baricco, ma non è obbligatorio rivolgersi alle donne per fare cultura. Dopotutto, l'arte di narrare è prettamente femminile e non a caso Sheherazade era una donna.

4 commenti:

  1. no baricco no! ridure i libri in bigini, per non parlare cos'ha fatto col flauto magico qualche anno fa al regio, non è da amici, è da nemici!
    scusa eh, ma baricco no!
    ves

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  2. Ves, io non so che cosa abbia fatto al Regio, ma se vai a cercarti sul Tubo le puntate de "L'amore è un dardo" vedi che faceva un lavoro secondo me egregio (almeno, nelle opere che conosco io come quelle di Verdi, di Puccini e la Norma).
    Come scrittore ripeto che non lo stimo eccessivamente, ma come divulgatore sì. Purtroppo divulgare a volte significa banalizzare. Ma, se questo ha portato nuove persone all'Opera o in libreria, ci sto dentro. Io grazie a lui (e a Pennac) ho scoperto un sacco di libri. Poi a partire da lì mi sono fatta i miei percorsi.

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  3. guarda evito proprio...
    mi è bastato un pezzo di illiade versione per sciampiste (con tutto il mio rispetto per chi lo fa di mestiere, che io ho fatto lavori ben piu umili di quello). [io come ben u sai non ho una preparazione classica, e non ho la puzza sotto il naso in tal senso]
    puo darsi che è utile per gli adolescenti che non hanno nessuno in famiglia che li fa amare la lettura, ma per me è osceno.
    come scritore io lo trovo bieco immitatore ( per dirne una, castelli di rabbia copiano pari pari la struttura narrativa e personaggi di l'urlo e furrore di faulkner). che poi sia fascinoso e si sa vendere, ed è un gran impreditore (ha aperto la scuola holden quando non ce n'erano di scuole di scrittura creativa in italia) non lo metto in dubbio.
    ves

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  4. Mi sa che hai fiutato di che cosa parla il mio prossimo post ;-)

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