martedì 12 gennaio 2010

Vicini e lontani

Leggo un post apparentemente banale, di auguri di buon compleanno di una mamma al suo bambino "preferito" (so che è un brutto termine e non esprime pienamente la gamma dei sentimenti, ma passatemelo).
Valentina dice una cosa che mi colpisce: che ama Mattia alla follia perché le somiglia. E rivela di avere un ottimo rapporto per se stessa, cosa per cui la stimo assai, perché il mio primo pensiero, quando parlo di mie somiglianze con i miei figli e i miei genitori, va ai difetti.
Infatti, nel commentare, le ho scritto che Ettore mi piace così tanto proprio perché somiglia più a suo padre. Ma è così vero?
In realtà forse la cosa che amo di più di Ettore è il suo essere maschio: semplice, diretto, con bisogni ben individuabili e umori stabili (di solito più tendenti al bello). In questo forse somiglia un po' anche a me, che sono una femmina atipica e non troppo complicata: non sono mai stata una da tormenti esistenziali, anche se poi l'ormone non può che seguire il ciclo mensile e portarmi degli sbalzi d'umore.
In più, Ettore è un maschio tranquillo. Non una salma: si diverte, gioca, urla e ride, ma non in un modo marcatamente superiore ad Amelia o a una qualsiasi femmina sana. Ma ha anche tanti momenti in cui gioca tranquillo, magari da solo, impegnatissimo e concentrato, soprattutto se sta facendo qualcosa di proibito e noi non ce ne siamo accorti. E questo mi ricorda ciò che mi dicono di me da piccola, ma soprattutto mi ricorda Luca com'è ora e mio nonno Pino come l'ho conosciuto da bambina.
Come Luca, anche Ettore è un testone. Come me, ama i libri e la cucina da sempre, mentre Amelia si è appassionata ai libri e ai giochi di imitazione solo nell'ultimo anno (e qui vai a sapere quanto abbia influito l'imitazione reciproca e in quali direzioni). Come entrambi, è uno che cede improvvisamente quando la sua resistenza è al limite (infatti mio padre lo chiama "il narcolettico").
E se dovessi trovargli dei difetti? Direi che è un po' poco flessibile, come Luca. Che quando si incazza dà in escandescenze, come me. Che è appiccicoso e geloso, come me. Che è un po' monomaniaco nelle sue passioni (vedi Pingu), come entrambi. Che tende a sovradimensionare le proprie capacità e forze, come me (ma forse è normale quando sei il più piccolo e vedi tua sorella che fa tranquillamente certe cose).
Sospendo comunque il giudizio su tante cose, perché Ettore è in quell'età che a me piace proprio tanto (non sono ancora cominciati i terrible twos) e quindi rimanderei un bilancio alla fine del periodo maledetto.
Amelia invece ha la sfiga di essere proprio in quell'età che odio. Il problema è che ci resterà probabilmente per i prossimi 15 anni, omioddio!
Da subito la personalità di Amelia si è profilata completamente diversa da quella di Ettore. La prima cosa che mi verrebbe da scrivere è che Amelia è molto più incazzosa e umorale, per motivi a volte inconsistenti, ma non voglio che ne risulti una contrapposizione tipo lui bravo / lei cattiva.
Amelia, quando era figlia unica, non mi sembrava niente male, e molti pregi di allora li conserva: è molto socievole, non è per niente gelosa, è trasparente ed estroversa, ha un talento musicale ed espressivo notevole. Sono doti che, a parte l'assenza di gelosia (tratto tipico di Luca), non riconosco granché in noi due, se non a tratti.
I difetti di Amelia, invece, hanno nome e cognome, tanto possono essere rintracciati in noi e dintorni. Amelia è stizzosa e incazzosa, come me e mia madre, e come lei è piena di piccoli fastidi (e questo mi fa andare fuori di senno, perché quando si trovano insieme si potenziano a vicenda). È incostante e umorale come mio padre, al punto (nei momenti peggiori) di farmi sospettare che sia bipolare. È possessivissima con le sue cose, come mia madre e mia nonna. E potrei continuare, rimestando principalmente nella mia famiglia (e quindi in me stessa) alla ricerca di ciò che non mi piace in lei.
Ecco, no, c'è una cosa di Amelia che mi fa impazzire di frustrazione e non mi appartiene: tende a perdersi e dimenticare, come Luca. Non essendo tendente alla monomania, non riesce a finalizzarsi neanche quando qualcosa sembra interessarle: molla, divaga, aspetta e infine dimentica quello che voleva fare.
Per dire: se Ettore decide di fare il gioco degli incastri ed è da solo (= senza nessuno che lo aiuti), ci dà dentro finché non riesce. Amelia si stufa e molla, ma non perché le manchino le capacità: le manca il metodo e non le interessa più di tanto acquisirlo. Più da grande, rischierà di diventare come me, che vivo più di entusiasmo che di costanza, che sono felice fintanto che imparo e cresco ma, quando la situazione si appiattisce, tendo a sedermi anch'io.
Ecco perché dico che per Amelia sarebbe più adatta una scuola steineriana e per Ettore una montessoriana. O magari il contrario, nella speranza di tappare qualche falla.

Il riconoscere me stessa e la mia famiglia nei difetti e nei pregi dei miei figli mi pone anche un'altra domanda: quanto è positivo l'homeschooling in quest'ottica?
Nel senso: come ho detto altrove (qui e in un triliardo di commenti sparsi), io non mi sento inadeguata a passare nozioni importanti ai miei figli. Voglio dire: fino alle superiori, me la cavo nelle materie umanistiche (ecco, forse il greco l'ho un filo perso...). Non per niente potrei tranquillamente insegnare, vista la mia laurea.
Nelle materie scientifiche, sono più dubbiosa: penso che fino alle elementari renderei abbastanza bene, soprattutto in biologia e in tutto ciò che è connesso alla natura. Per il dopo, ci sarebbe Luca, almeno fino alla fine delle medie: non per niente alcune sue compagne di corso insegnano matematica e scienze.
Senza false modestie, penso che i miei figli potrebbero fare a meno della scuola fino alle medie (se noi potessimo fare a meno di lavorare, s'intende), perché in casa avrebbero insegnanti adeguatamente preparati.
Quello che mi mancherebbe della scuola sarebbe il confronto con gli altri. Non solo l'aspetto sociale tra bambini, che per loro è importantissimo. Ma anche e soprattutto lo sguardo e la guida di persone diverse da noi, che stanno fuori dal circolo dei nostri pregi/difetti di famiglia.
È vero che non ho gradissima stima intellettuale né delle educatrici del nido né delle maestre d'asilo con cui ho avuto a che fare finora (e spero di essere smentita nelle mie prossime esperienze!), ma già il fatto di essere diverse da noi le rende adatte a frequentare i miei bambini: hanno altri difetti, altre priorità, altri pregi e altre storie. E tutto questo non può che arricchirli.
Spero tanto che in futuro anche le qualità professionali di queste persone si innalzino, che il divario si accorci e che i miei figli si trovino ad essere istruiti da persone colte e competenti, non solo affettuose (nel dubbio, però, preferisco affettuose e ignoranti: ho avuto una maestra bravissima ma umanamente infima). Spero che i miei figli trovino i grandi maestri che ho incontrato io (magari un po' più presto) e che questi siano in grado di vedere in loro ciò che io non riesco a valorizzare, di dar loro prospettive che io non riesco a vedere e speranze che non posso alimentare.
Forse quel giorno sarò un po' gelosa e un po' invidiosa, o forse coglierò l'occasione per lavorare ancora un pochino su di me.

15 commenti:

  1. Ciao,
    ti dó ragione con il tuo dubbio se il metodo di homeschooling (ce ne sono molti) sarebbe quello di starsene a casa da sola con il bambino, diventando praticamente l'unico riferimento. La pratica di homeschoolers (quelli che conosco io) é spesso molto diversa e anzi uno dei punti forti é proprio avere piú tempo e occasioni a disposizione per incontrare e relazionarsi con persone diverse con diversi interessi e capacitá ma anche di carattere diverso. Direi che l'aspetto positivo é anche quello che per il bambino diventa normale avvicinarsi con un atteggiamento di curiositá a quello che fanno gli altri, o il modo in cui vivono e lavorano, perché un bambino homeschooler non fa differenza fra persone-che-insegnano nel senso di insegnanti (di professione) e non-insegnanti... tutta il mondo é scuola, tutte le persone sono persone da cui imparare. Ho fatto un post qualche tempo fa sull'esperienza del francese André Stern (addiritura un Unschooler che perció va oltre l'homeschooling)che probabilmente proprio per aver avuto l'occasione di avere un' infanzia ricchissima di incontri e occasioni di conoscere attivitá e personaggi interessanti e diversi fra di loro, é diventato la persona che é.
    È comunque fondamentale la consapevolezza che i bambini (ma anche gli adulti, sinceramente non vedo differenza) hanno un naturale bisogno di avere la possibilitá di conoscere il mondo nelle sue piú diverse sfumature, di conoscere persone che si differenziano per cultura, passioni, capacitá, per un confronto costante. Questo, ripeto, lo ritengo fondamentale a prescindere dal fatto che un bambino frequenti la scuola oppure no, poi si puó essere di parere diverso (e dipende soprattutto dalla situazione e dalle esperienze individuale) su quale sistema viene piú incontro a questa necessitá; puó anche darsi che per un certo periodo vada meglio un sistema che un altro, cosí come ho visto é stata l'esperienza di nostri amici che hanno fatto un percorso di 3 anni di scuola pubblica, 4 di montessoriana privata, 1 di homeschooling e 1 di scuola steineriana (sempre su proposta dei due figli, non sono stati i genitori a cambiare continuamente stile pedagogico ma sono stati i bambini a esprimere altre sensibilitá con il passare del tempo, a parte la sorellina piccola che ha scelto di continuare con il homeschooling).
    Buona giornata, ciao.

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  2. Sybille, prima di tutto grazie per il tuo contributo.
    In realtà, il mio dubbio vale anche nel caso in cui un bambino esca e si confronti con il mondo esterno, ma sempre in situazione di homeschooling.
    Nel senso che sono d'accordo che nell'homeschooling (ma anche nella vita di chi va a scuola) non ci sia una distinzione tra insegnanti e non-insegnanti, ma sicuramente nell'homeschooling esiste un solo riferimento autorevole, ed è la famiglia. Ora, sono d'accordissimo che la famiglia debba essere il punto di riferimento principale anche per chi va a scuola, ma chi va a scuola passa anche un certo numero di ore fuori dalla famiglia, con un altro punto di riferimento, o magari più d'uno, che si rapporta al bambino con occhi "vergini" e questo secondo me è un bene sia per il bambino, che ha l'opportunità di vedere le cose spiegate e fatte da un'altra persona, sia per la famiglia, che ha l'opportunità di una terza persona che dica "Ehi, ma ti sei accorto che tuo figlio ha quel talento/problema lì?". Penso che questo genere di vantaggio non si ottenga con contatti occasionali con altri adulti, ma solo con un contatto continuo, lontano dalla famiglia.
    Faccio un esempio stupido: io sbuccio le mele dividendole prima in spicchi perché ho sempre visto solo mia madre sbucciare le mele e lei le sbuccia così. E lei probabilmente le sbuccia così perché così faceva sua madre. Mio marito le sbuccia intere e poi le divide in spicchi. Le maestre di mia figlia non le sbucciano, le dividono solo in spicchi e le danno ai bambini così. Nessuno di noi ha ragione, e Amelia impara che ci sono tanti modi di preparare le mele. Se non fosse mai andata all'asilo, difficilmente avrebbe imparato a mangiare le mele con la buccia, perché tutte le persone che frequenta le sbucciano prima di mangiarle.
    So che è un esempio idiota, ma credo che sia così per tutto. Magari una delle maestre di Amelia un giorno vedrà dentro uno dei suoi "difetti" e gliene darà una lettura di cui io sono incapace. Magari qualcuno la capirà meglio di me e le indicherà uno stile di vita alternativo al mio. E magari non succederà a scuola, ma in un corso di danza o di origami.
    Poi, ripeto, lungi da me il dire che cosa è giusto o sbagliato per gli altri. Per come vedo la vita mia e degli altri in questo posto, penso che l'unico modo per me sia questo. In un altro luogo e con altre attività, chissà.

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  3. Nel mio piccolo posso confermare l'importanza di uno sguardo 'esterno'. Penso (pensavo) di essere abbastanza obiettiva nel valutare il temperamento delle mie bambine; eppure abbiamo rischiato di non considerare un problema della nostra primogenita per quello che è, cioè un problema, che non possiamo risolvere da soli. Soltanto l'osservazione quotidiana e continuativa delle maestre ci ha permesso di accogliere questo 'dubbio', accettarlo e agire di conseguenza. A casa era tutto più sfumato e tutto, per me, spiegabile razionalmente (ultimamente meno, ma questa è un'evoluzione recente). Immagino che lo stesso discorso valga per i pregi e i talenti, che possiamo non notare perchè riguardano ambiti a noi estranei, per esempio... Questo non mi esime dal provare una grande ammirazione (e un pizzico di rimpianto ;-) verso i nuclei sociali (famiglia + cerchia di conoscenze) che riescono ad essere un buon terreno per l'istruzione dei figli, anche senza scuola. Per noi non sarebbe mai possibile; viviamo in un tessuto sociale molto frammentato, dove ogni famiglia fa un po' per sé. E, francamente, credo che ad apririci per fare i conti con quello che effettivamente ci circonda (non quello che vorremmo che fosse, nei nostri sogni) avremmo solo spunti dei quali non sento la mancanza (televisione, pellegrinaggi nelle varie pizzerie della zona tutti i sabati, club di animazione, pomeriggi al centro commerciale - che qui ce ne sono ovunque, enormi e svolgono proprio la funzione di meta escursionistica). In più, sull'altro piatto della bilancia, non avrei nemmeno gli stimoli culturali. Per quanto mi riguarda, ho un'infarinatura principalmente umanistica (e linguistica) che mi permetterebbe di approfondire le varie materie (la curiosità e la voglia non mancano). Ma è solo un'infarinatura. Mio marito ha un buon pallino matematico, fino all'analisi del primo anno di ingegneria ci arriva; nel complesso, però, tra me e lui, non basteremmo di certo. La conseguenza non può che essere quella di affidarci al sistema scolastico. Con una fortuna: che qualche novità da coltivare sul territorio c'è. Posso solo aiutare, per come riesco, e sperare che si sviluppi bene (e per tempo ;-)

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  4. oddio,ogni volta che leggo certi post mi sento male per amelia.anche io sono la sorella maggiore di un maschio preferito e ne soffro da 33 anni!so che non si tratta di misurare l'amore,che tu stessa sei molto attenta e critica con te stessa ma quando scrivi che amelia ti piaceva finche' era figlia unica mi si stringe il cuore.
    anna

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  5. Anna, credimi quando ti dico che ne soffro anch'io. Per spiegarti: è come quando stai con uno e pian piano l'innamoramento se ne va. Non è colpa dell'arrivo di Ettore, è stato un processo indipendente. E non riesco a capire se si tratta del fatto che siamo due femmine o del fatto che lei ha passato quell'età che preferisco o semplicemente del fatto che non siamo fatte in modo compatibile. A volte, nei momenti peggiori, mi chiedo persino se non ci sia bisogno di un aiuto dall'esterno. Ma poi, purtroppo, mi rispecchio nel rapporto che molte madri hanno con le proprie figlie: proprio quello che non volevo succedesse a me, ovvero la perdita della tenerezza.
    Non so se con Ettore non succederà perché è maschio o se succederà comunque perché passata una certa età succede. Vi saprò dire.

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  6. oggi ci rincorriamo coi commenti,eh.
    io ti credo, e immagino il tuo dispiacere sai.
    ho due figli, maschi,il piccolo ha compiuto ora un anno e il grande 5. anche io adoro i bambini 0/2 e trovo piu' noiosi e difficili i "grandi",pero' il primo e' "il Primo",il primo amore,la passione,cosi'compensa il maggiore godimento che traggo dal secondo. mi sento,per ora, in equilibrio, vedremo tra un po',magari con un terzo/a..
    ma non e' che sei troppo severa con te stessa,o che esasperi un'inclinazione che si ingigantisce dei tuoi sensi di colpa? e poi amelia ha il papa' che puo' sempre preferirla ed essere tenero,no?
    anna

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  7. No, adesso non pensare che io mi flagelli quotidianamente per questo, e nemmeno che non mi piaccia MAI stare con Amelia, tutt'altro. Ci sono situazioni in cui mi piace molto stare con lei e condividere con lei cose più da grandi (per esempio quest'estate siamo andate da sole al saggio di una mia amica, spesso vado a prenderla alla materna e facciamo cose insieme). Solo che non mi sciolgo più per lei come faccio per Ettore, non mi incanto più con lo sguardo da triglia. E ogni tanto reagisco in modo più brusco, sono meno paziente con lei.
    Ma non è che a Ettore tutto sia permesso, intendiamoci :-)

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  8. Sono stata per un belpo' in dubbio se commentare o no, ma alla fine ho deciso di farlo, perché confido che tu non te la prensa. Io credo che un aiuta dall'esterno forse servirebbe. Questo tuo post non fa esplicitare ciò che in realtà emana da molto di quel che scrivi da quando è nato Ettore. Io non sarei tanto sicura che Amelia non ne soffra. Credo che questo tua atteggiamento naturale e spontaneo forse vada un po' indirizzato. Perché non è che tutto quello che è naturale e spontaneo sia indiscutibile.

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  9. Chiara, non me la prendo, anzi. Il fatto è che la situazione è un po' anomala: Amelia non ha mai manifestato gelosia per Ettore in modi canonici. Ci siamo accorti a posteriori che ha avuto una battuta d'arresto nella crescita, ma tutti all'epoca ci rassicuravano che la sua curva di crescita era normale. Tuttora non so se alcuni suoi caratteri "negativi" siano stati accentuati dalla sua situazione di "ritardo" oppure se sarebbero saltati fuori ugualmente. Che lei ne abbia sofferto e soffra in qualche misura è indubbio, ma esito a chiedere altri pareri per vari motivi:
    - prima di tutto, mi sembra che la situazione sia in via di risoluzione, da quando lei riesce ad esprimersi meglio anche riguardo i propri sentimenti e a capire meglio le situazioni
    - non saprei a chi rivolgermi per avere un parere sereno e obiettivo, dal momento che gli educatori venuti in contatto con lei non si sono accorti del suo disagio. Chiedere a uno psicologo? Ho sempre paura che ad Amelia si appiccichi un'etichetta, come spiega bene Silvia di www.mammaimperfetta.it
    - confrontandomi con altre amiche madri di femmine primogenite e di un maschio secondogenito, vedo che le loro situazioni sono molto simili alla mia
    Il fatto che mi venga naturale essere più esigente e brusca verso Amelia non significa che io non mi trattenga o che io le dia tutte vinte a Ettore. Così come il fatto che Luca sia più innamorato di Amelia non significa che sia indifferente a Ettore.
    Insomma, proviamo a sorvegliarci e vedere come va. Però sarei contenta di avere vicine più persone come te, in grado di valutare con oggettività e intelligenza la mia situazione. Purtroppo le persone che vedono quotidianamente i miei bambini e la mia interazione con loro sono le stesse che non si sono accorte del precedente "ritardo" di Amelia oppure sono i nonni, che non hanno di certo uno sguardo oggettivo.

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  10. Una precisazione: spesso racconto che io, Luca e Ettore abbiamo fatto la tal cosa, mentre Amelia era da mia mamma. Ecco, non vorrei che fosse mal interpretato come "parcheggio la figlia non preferita da mia madre e mi porto dietro il preferito", perché in realtà è il contrario: Amelia è innegabilmente la preferita dei miei e quindi è da loro più spesso, dal momento che mia madre non vuole tenerli entrambi per la notte (di giorno però non ha problemi a tenerli entrambi). E capita anche spesso che Amelia mi chieda in tutta autonomia di andare a passare una notte dai nonni.
    Forse in parte il mio sentimento negativo verso Amelia è sorto anche da questo atteggiamento dei miei, come se Ettore fosse per loro il nipote di serie B (e lo è stato almeno fino all'anno) e avesse bisogno di amore aggiuntivo da parte mia (che al momento del parto non mi sono innamorata di lui come mi ero innamorata di Amelia).
    Insomma, i fattori in gioco sono molti, ma nel complesso la situazione a me non sembra patologica né sulla via di diventarlo.

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  11. Ti ringrazio per la stima e mi rendo perfettamente conto che per farsi un'idea della situazione bisognerebbe avere molti più elementi di quelli che ci sono nei tuoi post. Concordo assolutamente anche sulla titubanza: rivolgersi a qualcuno non all'altezza (e, ahimé, la maggior parte degli psicologi che io ho incontrato non lo sarebbero)farebbe senz'altro più male che bene. Anche sul fatto che altre madri nella stessa situazione vivono le stesse cose non stento a crederti. Mi sono sentita di scrivere quello che ho scritto solo perché ho visto quanto profondamentequeste dinamiche possano incidere nella vita dei figli, pure amati e curati a dovere. Mio cugino si è liberato solo da adulto (e mai del tutto) della disgrazia di essere, invece, secondo figlio maschio: sua madre per giunta, quando era adolescente, pensò bene di confermargli che, in effetti, la sua nascita a paca distanza dal fratello le aveva impedito di "godersi il primogenito". Bella cosa la sincerità, ma sono convinta che quando uno è genitore non possa non porsi la domanda delle conseguenze della propria sincerità. Hodivagato, ma solo per dire che so bene che è complesso. Credo però che tu faccia bene a interrogarti e a stare vigile e, consentimi, anche a proteggere Amelia da questa predilezione dei nonni, che rischia di escluderla di fatto dalle vostre esperienze.

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  12. ma non capisco come chiedere aiuto ad uno psicologo pe una tua perplessita' o difficolta' rispetto ad un sempre tuo sentire dovrebbe segnare amelia. non voglio dire che esista questa necessita', assolutamente,non lo so, ma e' come se ti leggessi molto ambivalente, da un lato ci/ti rassicuri e dall'alto ti preoccupi. e con questo chiudo davvero, scusa la mia invadenza su un tema tanto delicato.
    anna

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  13. Mi dispiace che tu percepisca il mio atteggiamento come ambivalente, ma questi sono i miei pensieri, a seconda del mio umore, di quello di Amelia e della situazione contingente. Credo che tutti noi abbiamo qualcosa a cui ci rapportiamo in questa maniera. Tipo, che ne so?, se hai un doloretto che non ti schianta ma che non ti lascia nemmeno tranquilla: a meno che di non avere un medico di fiducia che puoi consultare senza fare file di 2 ore o dover prenotare 1 mese prima, quanto aspetterai prima di consultare qualcuno?
    Non ho grande stima degli psicologi, lo ammetto, e purtroppo in questi mesi a Medicina non ho potuto che confermare la mia impressione.
    Penso che mi faccia meglio parlare con altre mamme che hanno vissuto gli stessi sentimenti e non negarli solo perché sono impopolari.
    Del resto, le preferenze tra i figli sono sempre esistite e nessuno se ne è scandalizzato. Non penso sia giusto lasciarle andare lisce, ma non credo nemmeno che ci sia da pensarle come una patologia. Anche se dispiace averle, non posso negarlo.

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  14. secondo me per dirla brutalmente forse rivedi in tua figlia degli aspetti della tua personalità o dei tuoi familiari che non accetti o che non ti piacciono. succedeva anche a me ed a mia madre, e mi ha fatto soffrire tantissimo. l'unica cosa che posso dire è che tua figlia soprattutto alla sua età non può scegliere il suo modo di essere o di comportarsi.

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  15. @anonimo: sono io la prima a dirlo, che probabilmente è così. Ed è ovvio che mia figlia non può scegliere il proprio carattere. Però forse può essere aiutata a migliorarlo nei lati più fastidiosi, come sono stata aiutata io sul lato timidezza o sul rapporto col mio corpo.
    Quello che può fare la differenza è la persona che ti "corregge". Per esempio, a me certe sue paturnie danno molto fastidio perché ci vedo in prospettiva mia madre, mia madre invece a vederla così simile a sé va in brodo di giuggiole.
    Ti faccio un esempio stupido, non legato ad Amelia: mia madre sostiene di essere scappata da Rapallo quando avevo 2-3 anni perché io odiavo sporcarmi con la sabbia e urlavo come una pazza ogni volta che mi deponevano sulla sabbia. Io con Ettore quest'anno, appena arrivata a Levanto, mi sono trovata nella stessa situazione. Me ne sono fregata, l'ho lasciato urlare e dopo un po' quella menata gli è passata: adesso gioca con la sabbia come qualsiasi bambini. Ma se, come mia madre, mi fossi preoccupata di non disturbare i vicini di spiaggia? Se mio marito non fosse stato d'accordo con me? Se non avessi avuto già una prima figlia che invece giustamente voleva rimanere in spiaggia a giocare?

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