giovedì 30 aprile 2009

Aspirational

Oggi è stata una giornata di brutte notizie in crescendo: prima la biocesta mancata, poi una bella multa per eccesso di velocità (andavamo a 79 all'ora in un tratto dove il limite era 70) e infine la notizia che una mia cara amica ha abortito per la seconda volta. Ed è stata messa in camera con 3 felici puerpere con altrettanti felici neonati.
Ecco, non so se è corretto, ma la prima parola che non sia una parolaccia che mi è venuta in mente è: aspirational. Quelle mamme felici rappresentano l'aspirational di una persona che invece il suo bambino l'ha perso. Quanto può essere brutto confrontarsi con i propri desideri!
Senza arrivare a un caso così doloroso, ho pensato che spesso il confronto con le proprie aspirazioni è irritante e frustrante.

Primo esempio: pubblicità del caffè Hag. Lo scrittore dice che di sera "scrivere diventa un piacere" (e prima cosa sarebbe? lavoro in fonderia?). Sinceramente non ho capito il nesso tra il voler scrivere di sera e il prendere un caffè decaffeinato (insomma, io di caffeina ne so poco perché sono intollerante, ma se voglio restare sveglia fino a tardi prendo un caffè con caffeina, no?), ma non è questo che mi interessa.
Mi irrita vedere uno che fa il lavoro che avrei voluto sempre fare messo lì a farmi credere prima di tutto che uno che scrive faccia solo quello (lo faranno gli scrittori americani, ma in Italia non ne conosco uno la cui giornata sia scrivere da mattina a sera con un mercatino e una passeggiata sul mare in mezzo). Mi irrita sentirgli pronunciare la fatidica frase sulla scrittura che diventa un piacere di sera (anch'io ho scritto su commissione, è stato il mio lavoro per diversi anni, e quello è anche stressante, ma scrivere anche tutto il giorno per qualcosa di creativo e di mio non è mai meno che un piacere, altrimenti uno andrebbe a fare qualcosa di più redditizio, almeno in Italia). Mi irrita pensare di essere accomunata a questa parodia di scrittore dal consumo di caffè decaffeinato.
Quindi non compro più Hag.

Secondo esempio, non tratto dalla pubblicità: conosco una mamma che ha una vita abbastanza paragonabile alla mia (lei non ha attività fuori casa ma viaggia per andare al lavoro, ha due bambini più o meno dell'età e del sesso dei miei, un marito con orari simili a quelli del mio, una casa grande più o meno come la mia, ha un gatto solo ma ha un giardino da curare e spesso amici a cena). Andare a casa sua è una tortura per me, perché vedo quello che vorrei ma che non riesco a raggiungere: la casa in una parvenza di ordine e decisamente pulita, i giochi dei bambini ben disposti e integri, il cesto della biancheria che non straborda, persino il tempo di fabbricare lavoretti con o per i bambini.
So che a molte persone questo ritratto sembrerà irrealistico e antipatico, eppure la mia amica è reale e simpatica. Io non la invidio, ma mi sento frustrata perché non riesco ad arrivare al suo livello di organizzazione ed efficienza.

Infine, arriviamo alle famose donne irraggiungibili della pubblicità. Che, tendenzialmente, mi risultano indifferenti, anche perché i prodotti per la casa non li compro certo sulla base della pubblicità, che vedo rarissimamente e non riguarda né prodotti bio né prodotti discount, che io consumo prevalentemente.
Quando mi irritano, allora? Quando mi pungono sul vivo. Non me ne frega niente di essere alta, filiforme e indossare tacchi 12 mentre pulisco il pavimento. Ma mi brucia un po' che la mamma al computer di una certa pubblicità venga indotta ad abbandonare la sua attività da figli affamati e marito incapace di accendere il gas. Mi brucia che lo scrittore sia antipatico e pigro. Mi brucia che la madre di una pubblicità di cucine scuota soavemente i riccioli rossi bagnati di pioggia anziché essere incazzata nera per essersi beccata un acquazzone alla fine di una giornata di lavoro e dopo aver prelevato i bambini che sicuramente si beccheranno un bel raffreddore per essersi bagnati. Mi brucia non somigliare neppure lontanamente alla donna che mi piacerebbe essere, e vedermelo sottolineare brutalmente sotto gli occhi.
Ma forse sono solo triste e mestruata, e non ho voglia di passare un weekend di sole a casa con la famiglia ammalata.

12 commenti:

  1. potevi dirlo subito che sei mestruata!!!

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  2. lanterna mi fai ammazzare
    quella dello scrittore l'avevo notata (ovviamente) anch'io.
    pensavo anche per me diventa un piacere perché finalmente ronfano tutti e non rompono più di tanto, ma io per scrivere la notte mi devo fare una moka da tre e scolarmela tutta, altrimenti crollo dopo dieci righe.

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  3. Lanterna, nel mio caso l'aspirational non è tanto legato all'ordine o alla pulizia della casa. Considerando che al momento sono casalinga, ci sarebbe di che disperarsi, perchè hai presente quale sarebbe il prototipo della casalinga perfetta?? Roba da sentirsi inadeguate sempre, da quando ti alzi dal letto la mattina a quando vai a dormire la sera (e anche nei sogni, magari ;-) Il fatto è che io ormai so che più di due cose contemporaneamente faccio fatica a farle. Quando lavoravo: casa e lavoro. Ok, si può fare. Per un certo periodo si era aggiunto lo studio: già andava meno bene. Ora una delle due cose sono, necessariamente, le bambine (il tempo da dedicare a loro, fare le cose con loro o per loro) e il marito, mettiamoci pure lui, eh? ;-) Poi ho la casa. Ok, funziona. Ma ho bisogno anche di una valvola di sfogo e di ispirazione personale, e questa è il pc (siti, blog ecc) che non mi porta guadagno ma è pur sempre un'attività. E allora gli equilibri ogni tanto vacillano, anche qui: bimbe ammalate, arretrati col pc, accumuli di regali post festività e compleanni, roba da stirare che si accumula ecc. E mi sento soffocare. E non vedo l'ora di tornare ad avere la casa che vorrei. E vorrei una bacchetta magica... Ma in linea generale ho imparato che più ti organizzi, più cose riesci a smaltire. Io mi faccio delle belle liste da depennare, e poi ho la rotazione dei mestieri periodici che cerco di seguire. Anche quando non ci riesco, ho una traccia.

    Se l'amica alla quale accenni è chi penso potrebbe essere, il mio aspirational è legato esclusivamente al modo di essere mamma. Al fatto di non avere una bestia nel cuore, o di averla minuscola. E qui mi ricollego al tuo bel post precedente (scusami la lunghezza, ma mi aveva colpito anche quello). Il fatto di avere un approccio interiore sereno è legato molto alla nostra esperienza di figli, e questo nessuno può scollarcelo di dosso. Tutt'al più si può migliorare, anche moltissimo, ma eliminare quel lato oscuro è impossibile. Io penso alla differenza che ci può essere tra le mie bambine e i figli della tua amica. Qualche lato della bestiolina del mio cuore le mie bimbe l'hanno conosciuto, soprattutto la mia primogenita, soprattutto in passato, per fortuna (ergo: migliorare si PUO', e anche tanto). Nulla in confronto a quello che ho conosciuto io, nella mia infanzia. Quindi ogni generazione si può migliorare. Che mamme saranno le mie bimbe, se e quando mai lo diventeranno? Forse, rispetto alla mamma che potrà essere la figlia della tua amica, avranno ereditato qualche lato oscuro, ma a loro volta più piccolo del mio. E se miglioreranno un po'... nel giro di qualche generazione potrebbero non esserci più cicatrici. Questo è il mio punto di vista e anche il mio obiettivo; per il resto, spero per il meglio e ricaccio costantemente indietro i sensi di colpa per ciò che non è stato e avrebbe potuto essere...

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  4. @tutte: grazie, mi fate sempre più arrossire :-)
    @mammalisa: mi sa che mi hai sgamata ;-) Quello che dici sul modo di essere mamma della nostra amica lo approvo pienamente, ma ho ormai serenamente accettato che non fa per me: non so come lei faccia, l'ammiro tantissimo ma, siccome non possiedo la sua calma interiore, non provo nemmeno ad essere come lei. Ci ho provato, con i risultato di sentirmi una pessima madre, cosa che non credo di essere.
    Poi: che la bestia possa essere addomesticata nelle generazioni, ci credo fino a un certo punto. Certo né mia mamma né tantomeno io facciamo volare gli sgabelli come mia nonna, e sicuramente io sono più consapevole di mia mamma, ma penso anche che ci sia una parte di animalità (=egoismo puro e assoluto) che ognuno di noi ha e se la tiene, cercando di venire a patti come riesce. Non credo che questa parte sia da eliminare del tutto, se uno ce l'ha, né che si possa reprimere completamente. Penso che ai nostri figli possiamo insegnare a trattare con la bestia, in modo che sia non se ne vergognino sia imparino a non esserne dominati. E questo si può fare solo guardandola negli occhi e trattando con lei, proprio come si fa con un animale di casa un po' selvatico (ne so qualcosa).
    Però questa è solo la mia opinione, basata sulla mia esperienza, sul mio carattere e su quello dei membri della mia famiglia. E si sa che le opinioni sono come le palle: ognuno ha le sue, e guai se fosse altrimenti!

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  5. Ah, un'ultima cosa: migliorare si può, e non l'ho mai negato (anzi, è una delle cose che mi ha insegnato la danza: c'è sempre un margine di miglioramento e c'è sempre da imparare). Penso che la frustrazione e la necessità di accettare ciò che si è subentrino quando il modello a cui aspiriamo è troppo lontano da noi o non raggiungibile in tempi sufficientemente brevi.
    Per fare un esempio terra-terra: se una mia allieva arriva con l'idea di diventare una bellydance superstar in un anno, molla dopo un mese; se invece parte con un atteggiamento del tipo "vediamo come va, mal che vada mi sono divertita", di solito mi segue meglio di tante che partono in tromba e si sente molto contenta dei piccoli progressi quotidiani.

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  6. Ti voglio bene, e non aggiungo altro.

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  7. E' capitato anche a me quello che è successo alla tua amica al secondo aborto. Ero alla seconda gravidanza, pensavo di essere invincibile e granitica, poi scoprii che non avevo più nessun bambino nella mia pancia, e fui messa in stanza in ostetricia, con due neomamme, ed ogni saluto e sorriso dei loro parenti ignari che mi chiedevano "lei signora? maschio o femmina?" era un coltello dritto dentro il cuore.
    Sono passati quasi sette anni, ho avuto un'altra figlia nel frattempo, ma quella ferita non si è richiusa più.
    Raffa

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  8. Ti ho già detto che questo tuo blog parallelo mi piace molto?
    Per quanto riguarda i modelli... da anni ormai seguo un metodo che si chiama "FlyLady", un'americanata incredibile che però con me e con moltissime altre funziona. Il metodo si occupa di routines per tenere la casa con una parvenza di ordine, in modo da donare "pace" a te e alla famiglia. Ma in realtà è molto di più. Uno delle prime cose che ti dicono è di abbandonare completamente l'idea della perfezione, o di cercare di raggiungere la perfezione. La perfezione, o i modelli perfetti ti paralizzano. La seconda è che ogni cambiamento deve essere fatto a piccoli passi, come un bambino che impara a camminare.
    Se vuoi saperne di più, puoi scrivermi. C'è anche una lista in italiano su yahoo.
    PS: ti ho sgamata anch'io... :-DDDDD
    PS2: sei brava a scrivere: scrivi mai storie per i tuoi bambini?

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  9. @melanele: io mi accontenterei della decenza, altro che perfezione! Mi mandi per favore una mail con qualche informazione? La mail la trovi nel mio profilo.
    Ho scritto una storia sulla nascita di Ettore, qui:http://peramelia.splinder.com/post/17269341/Una+favola+%28quasi%29+vera
    Ma la letteratura per bambini non è il mio forte, non mi diverte. Al massimo potrei pensare di scrivere qualcosa per adolescenti.

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  10. Ah ecco, ti pareva, questi americani! Andrò ad informarmi, và, che mi sa tanto che i miei vecchi 'schemini' fai da te con excel sono ormai superati... E senz'altro molto meno interattivi => stimolanti ;-)

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  11. "non ha attività fuori casa ma viaggia per andare al lavoro, ha due bambini più o meno dell'età e del sesso dei miei, un marito con orari simili a quelli del mio, una casa grande più o meno come la mia, ha un gatto solo ma ha un giardino da curare e spesso amici a cena..."
    Hei, ma sono io!
    "...la casa in una parvenza di ordine e decisamente pulita, i giochi dei bambini ben disposti e integri, il cesto della biancheria che non straborda, persino il tempo di fabbricare lavoretti con o per i bambini."
    Ok, non sono io.

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