venerdì 6 novembre 2009

L'amico non ritrovato

In questo periodo continuo a pestare merde. Non in senso figurato: in senso reale, purtroppo. 3 volte in 4 giorni non può essere un caso.
Ogni volta che pesto una merda, non me ne accorgo e me la porto in giro, penso a te. Al tuo primo giorno di lavoro in Ariadne, quando entrasti in tutti gli uffici per presentarti e ovunque portasti una traccia marrone. Te ne accorgesti quando ormai eri stato dappertutto, e dappertutto ti portasti straccio e scottex per pulire.
Era matematico che diventassimo amici: le gaffe sono il mio pane. E poi avevamo la stessa età, lavoravamo insieme sotto un capo che odiavamo, amavamo il nostro lavoro ma anche divertirci fuori dall'ufficio. Per diverso tempo dopo che tu ti lasciasti con D., io ti vidi solo come un buon amico. Nonostante le insinuazioni scherzose dei nostri colleghi. Del resto, io avevo in testa un altro ben più appariscente di te.
Non so quando le cose cambiarono e cominciai a pensare che forse... magari... Forse fu il nostro capo a intensificare il nostro legame, perché dovevamo essere uniti contro di lui. O forse fu solo che la paglia troppo secca, se messa vicino al fuoco, brucia. Ed io ero sola da troppo tempo.
Fatto sta che tra noi cominciò un giochino di schermaglie, allusioni, messaggini. Cominciammo a lavorare per mio padre, e questa fu la vera tragedia: a parte il modo in cui finì l'azienda, non avresti mai avuto una storia con la figlia del padrone. Troppo impegnativa, e io non ero abbastanza gnocca da spingerti a impegnarti.
Continuammo tra alti e bassi, per quasi 2 anni: inseparabili sul lavoro, ci vedevamo spesso anche fuori. Eravamo entrambi single, entrambi vivevamo fuori casa. Tu avevi le tue storielle e io le mie. Ce le raccontavamo e ci ingelosivamo a vicenda. Perché non dirmi che non ti infastidiva che apprezzassi l'umorismo di A. o che L., sia pure sposato, mi facesse il filo. Ma ti fermavi sempre prima di comprometterti, ovvio.
Come la volta che venisti a vedermi ballare agli Orti Borromaici. Ti vidi tra il pubblico mentre ballavo, ma poi, al momento di uscire dalle quinte, eri già sparito. È che avevi fatto un salto con le mani sporche di pesce e senza soldi, mi dicesti più tardi. Ma fammi il piacere.
Beh, ovvio, a certi tuoi amici io non piacevo: non ero una delle oche ridanciane che piacevano a loro. E, man mano che li frequentavi sempre di più, cambiasti anche tu. Ne parlammo anche, una sera, davanti al Nice One, di quanto eri cambiato. Tu negavi, dicevi che io e gli altri che facevano discorsi simili ti avevamo idealizzato. Ma io me lo ricordo quanto eri una bella persona quando ti interessava solo di imparare umilmente, e non vivevi tra un happy hour e l'altro.
Infine, dal momento che ogni sofferenza ha una fine, è finito anche il mio sentimento per te. Il mio umore non poteva continuare a dipendere dal fatto che tu un giorno eri capace di portarmi un regalo per il mio compleanno e poi non farti sentire più per una settimana.
Un mese dopo aver deciso che non meritavi più neanche un mio sospiro, ho conosciuto Luca. So che all'inizio pensavi che fosse un giocattolo come gli altri, uno che magari ti sbandieravo sotto il naso per farti ingelosire. E invece lo amavo, l'ho amato da subito. E lui aveva il coraggio di amare me, nonostante fossi la stessa donna intelligente, decisa, testarda, bisbetica, complicata e ferita che tu avevi avuto a disposizione per due anni.
Sono andata a vivere con lui, e sei pure venuto a casa nostra insieme agli altri amici di Ariadne. Da quando ho conosciuto Luca, ho potuto essere tua amica. Amica davvero, perché, senza il desiderio di te, tornavo a vedere tutte le cose belle che ci avevano uniti al principio.
Poi tu te ne sei andato a lavorare in un posto migliore. Io mi sono impuntata sul fatto che le amicizie sono rapporti paritari, e mi sono rifiutata di fare come tutti gli altri tuoi amici, che ti chiamano e non vengono chiamati. Ho fatto bene, ho fatto male? Non lo so, ero troppo impegnata a vivere la mia vita.
Poi, a un certo punto, mi è dispiaciuto di essere stata così integralista: mi mancavi, mi mancava il mio amico e basta. Ho provato a scriverti, raccontandoti della mia bambina e del fatto che mi sarebbe piaciuto presentarti la mia famiglia, e non mi hai risposto.
Sei mio amico su Facebook, ma non ho rapporti con te.
Mi manchi. Ogni tanto sogno di trovarti per caso in giro e di chiacchierare per ore con te, raccontandoti di questi 5 anni e mezzo senza di te e facendomi raccontare. Mi manca il mio amico, ora che non sono più attratta da te e che ho trovato un uomo che amo più di quanto avrei amato te.
Ma forse, visto che non manifesti nessuna voglia di avere rapporti con me, dovrei finire per ammettere che quella persona che mi manca non esiste più: è stato fagocitato dagli happy hour, dagli ambienti fighetti e dai rapporti superficiali. E non sai quanto mi dispiace.

5 commenti:

  1. Che cose interessanti su di te che si scoprono leggendo il tuo blog...Hai un passato burasscoso...
    Cmq concordo. Se siete pure amici su FB e questo non si fa vivo lascialo perdere. Lo dico per esperienza analoga. Gioisce del bel ricordo e porta pazienza.
    Probabilmente il tipo non riesce ad essere amico di una donna se non c'è sotto un po' di tensione sessuale. A volte è brutto accorgersi che di tutta l'amicizia che c'era non resta nulla perchè oggi non si è più quelli di un tempo. E del resto, anni fa, mi accorsi di essere entrata nel mondo degli adulti grazie alla prima amica che mi tradì.

    RispondiElimina
  2. A volte è meglio accettare che le cose finiscano e che ognuno vada per la propria strada, senza tristezza... Ti penso in questi giorni, il tupilotto ha cominciato a camminare con le tue scarpine blu

    RispondiElimina
  3. questo post me ne ricorda un altro, solo che ce l'ho nella testa da 8 anni. finirò per scriverlo.
    mi dispiace.

    RispondiElimina
  4. @M di MS e isa: forse la cosa che mi dispiace di più è che la mia ragione l'ha accettato, ma il mio cuore no. Vi faccio un esempio: spesso sogno che mia nonna Agnese o mio nonno Pino siano vivi, per mostrargli i loro nipoti e fare in modo che i miei bambini e Luca li conoscano. Penso che con Emiliano sia la stessa cosa, anche se è vivo e vegeto.
    @maschietta: ce l'hai nella testa da 8 anni il tipo o il post? Se solo il post, non è grave. Se invece è il tipo, lascialo perdere, ché non ne vale proprio la pena!

    RispondiElimina
  5. appunto, a volte non ne vale proprio la pena. generalmente perché queste persone o hanno un'eccessiva considerazione di sé o sono proprio irrimediabilmente stupide.
    e a volte è solo un alibi quando dicono "no, ma questa è la maschera che indosso davanti al mondo per non far vedere quanto io sia sensibile, il mio vero io è solo quello che mostro a te". a casa mia si chiama semplicemente "tenere il piede in due scarpe".
    il cuore è solo più tenero, ma il cervello serve proprio a non fargli prendere più botte di quelle che può sopportare, e tu sai usarlo =)
    byron

    RispondiElimina