martedì 17 novembre 2009

Taliban, reprise

Ok, mi potete facilmente sgamare: la mail a cui mi riferisco nel post precedente è questa. Che MammaImperfetta, avendo un blogapposta, rigira giustamente alle sue lettrici.
I commenti sono per la maggior parte incoraggianti, fattivi, solleciti, non giudicanti. Oh brave, mi vien da dire, avete capito lo spirito della cosa.
Un commento, invece, va controcorrente. Vi dico la verità: mi ha irritata da prima di leggerlo veramente, perché l'italiano scritto con le k mi fa venire l'orticaria. Passi se si tratta di adolescenti, ma l'italiano scritto con le k da una madre di famiglia mi causa crisi di furore che il Pelide Achille mi fa un baffo (decolorato, però).
Questo per mettere in chiaro che sono una talebana anch'io: una talebana dell'italiano. Quindi, per favore, così come non agitereste un biberon davanti a una della LLL, non mettetemi davanti k, congiuntivi sbagliati, pò con l'accento e cose di questo genere. Rischio una crisi, roba da dover chiamare un esorcista.
Faticosamente, andiamo ai contenuti.
Prima di tutto, la commentatrice si focalizza sul lavoro della sventurata madre: a lavorare è costretta ad andarci o no? Ma che vuol dire "essere costretta"? Nessuno ti punta un fucile addosso. Probabilmente, più facilmente, ci saranno due scenari: o devi tornare a lavorare perché non hai più diritto a stare a casa (o perché non ci stai dentro col 30% dello stipendio) o vuoi tornare a lavorare perché il tuo lavoro ti piace. Non vedo il male in nessuna delle due cose, o almeno non un male proveniente dalla madre.
Oltretutto, per chi si angosciasse di un'eventuale interruzione dell'allattamento col ritorno al lavoro: conosco tante persone che, siccome volevano continuare ad allattare, hanno continuato a farlo anche dopo il ritorno al lavoro. Le altre hanno colto l'occasione per smettere, ma forse lo avrebbero fatto ugualmente per tutta una serie di motivi che sono solo fatti loro.
Secondariamente, parla dell'obiettivo primario di una madre, che dovrebbe essere passare tanto tempo col proprio bambino. Appunto, ma parliamo di obiettivo prioritario, non esclusivo. A parte che una magari aspira ad essere qualcosa di diverso da "solomadre", siamo sempre lì: non devono essere gli altri a dettare e/o giudicare le nostre priorità.
Io ho avuto una madre che amava molto il suo lavoro, ci tiene tuttora e ne è orgogliosa. Non mi ha allattata al seno, non è nemmeno stata eccessivamente affettuosa (ma, le rare volte che lo era, spesso la respingevo io), ha tanti difetti che spesso le rinfaccio. Ma è stata una madre sufficientemente buona: le voglio bene anche se spesso mi fa incazzare e sono contenta di essere stata cresciuta da lei.
Sarebbe potuta essere migliore? Beh, questa è una domanda del cazzo. Mia madre è stata se stessa, mi ha insegnato valori che ho interiorizzato e altri che ho rifiutato, ha fatto quello che ha ritenuto giusto. Fine della discussione. Farsi seghe mentali su ciò che potresti fare "di meglio" è sbagliatissimo. Farle agli altri è criminale. Colpevolizzare gli altri per quello che hanno e altri non hanno è poi un retaggio della peggiore educazione cattolica del passato (pensate a quanti danni ha fatto la frase "non mangi? pensa ai bambini in Africa che muoiono di fame").
E qui passiamo alla fase "pensa agli altri che non si possono permettere di avere figli e/o di stare a casa con loro": pessima idea. Che ne può una povera mamma in difficoltà se gli altri non hanno la sua stessa fortuna? I casi sono 2: o si sono meritati la sfiga che hanno (e in quel caso: chi è causa del suo mal...) o gli è capitato senza colpa (e in questo caso: o conosci qualcuno che è in quella situazione e puoi aiutarlo e lo fai, oppure non puoi fare altro che compatirlo e basta). Soprattutto: io sono io, sono in questa situazione e non è che pensando alla sfiga degli altri me ne uscirò più facilmente (anzi, mi appesantirò di senso di colpa).
La chiusa è magistrale: si tratta di cominciare a fare la mamma. Bello, proprio. A una che ha una bambina di tot mesi, che le ha dato l'anima e tutto il suo tempo da quando è nata (e anche da prima), che chiede aiuto perché questa situazione la sfinisce, chiudi un bel portone in faccia. Di quelli blindati.
Ed ecco che torniamo sempre lì: una mamma si deve chiudere occhi e orecchi? Deve diventare solo una vacca da latte? Beh, fatevi un giro in un allevamento e guardate le mucche negli occhi. Vedrete una noia infinita, non fanno altro che mangiare per alleviarla.
E come potete pensare che una donna pensante, un'anima libera e creativa, possa accettare di diventare una mucca da latte senza lottare? Certo, i vantaggi dell'allattamento, ecc. Sono argomenti che parlano alla ragione. Ma l'essere umano è anche cuore e spirito. Essere una donna anziché una mucca significa voler portare avanti un lavoro che amiamo, un hobby, un progetto o semplicemente delle relazioni umane. Lo vorremmo fare nel modo più indolore possibile per i nostri figli, a cui chiediamo il sacrificio di poche o tante ore senza di noi. Lo vorremmo fare nel modo più indolore anche per noi, che soffriremo comunque dello stare lontane da loro, anche se stiamo vedendo il film più bello del mondo o stiamo realizzando un progetto a lungo accarezzato.
Non abbiamo bisogno che qualcuno ci tacci come non-mamme.

17 commenti:

  1. non essendo mamma comento solo la primissima parte del post, quella sul "itagliano" :P.
    quasi quasi smetto di scrivere del tutto se sei la talebana del italiano scritto e parlato corretamente :P
    baciotti
    ves

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  2. Ves, se vuoi tu fai la talebana del croato e siamo pari ;-P

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  3. :(
    peccato che il croato dopo tutti questi anni e una mezza rivoluzione culturale che ha cambiato un sacco di vocaboli dopo la divisione dalla Jugoslavia, lo parlo in maniera decisamente imperfetta. :(
    me ne vergogno tanto, ma non avendo occasione di parlarlo mi sta sfugendo sempre piu :(
    ves

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  4. Sei un mito: leggendoti, nelll'ordine, ho riso, ho sgranato gli occhi, mi sono fermata a riflettere, e ora mi complimento con te per il modo semplice, chiaro e diretto con cui hai espresso il concetto. Non avresti potuto trovare parole migliori.

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  5. che dire...superlativa !! anche io come Ondaluna ho riso tanto e riflettutto altrettanto.Ma soprattutto sono felicemente stupita di aver trovato finalmente una donna ed una mamma che la pensa come me in parecchie cose.grandiosa.

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  6. Sono anche io una talebana dell'italiano. Oltre che una talebana del rispetto delle scelte altrui. E una talebana anti-talebane rompiballe. E basta... dopo un po' mi arrabbio anche io!

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  7. Come sai, in quanto nullipara, giro alla larga dai blog per mamme proprio perchè gironzolano sempre queste "adepte"... e siccome non ho figli non posso parlare. Mi disgustano le donne così e mi fanno una gran paura. E anche una gran rabbia. Per una così io cosa sarei? Una fallita? Un essere inesistente?? Ma stiamo scherzando!!! Come se i figli fossero una medaglia premio... Giocare sui sensi di colpa è la cosa più spregevole che si possa fare, soprattutto con qualcuno che sta scoprendo il fianco, che sta ammettendo una sua difficoltà e viene a chiederti aiuto. Io questo concetto di maternità=annullamento l'ho vissuto sulla mia pelle, mia madre ha fatto così perchè questo è stato quello che le hanno insegnato. E' rimasta per anni in un matrimonio senza amore perchè "era meglio per noi". La conclusione? Io mi sono "salvata" grazie ad una splendida psicologa, dopo anni e anni di terapia e episodi bui. Mia sorella nel buio ci vive ancora. Francamente, avrei davvero preferito avere una mamma capace di imporsi, fare i bagagli e andarsene, di dimostrare cosa significhi "vivere" e non annullarsi. Basta và, che io non ho figli e non posso parlare! :oDDDDDDDDDD

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  8. Ciao,prima premessa: se "svirgolo" con qualche apostrofo e/o accento, è perché scrivo con una tastiera straniera. In compenso il "ch" ce l'ho, quindi per le K non ho scusanti: se mi scappano è per ignoranza! :)
    Seconda premessa: mi riferisco in generale al tema delle mamme talebane, non necessariamente all'autrice del "commento in k".
    Ora, so che è molto pericoloso, però vorrei spezzare una piccolissimissima lancia in favore di queste talibans: non è che magari sono così intransigenti con le altre, perché loro per prime si sentono inadeguate? Se è così, forse anche loro meritano un pochino di com-passione. Lo dico solo perché anch'io sono stata una mamma "integralista": pur non avendo mai colpevolizzato nessuna, dentro di me sì che biasimavo queste mamme non allattomani "perché le tette sono mie e di mio marito" (e del bimbo che dovrebbe nutrircisi no?)e super carrieriste "sto 10 ore al lavoro, perché tanto l'importante per mio figlio è la qualità del tempo condiviso e non la quantità" (Sì,brava! Prova a fare lo stesso discorso al tu capo e vediamo dove ti manda!). E,al contempo, mi sembrava che avrei causato chissà quali danni alla mia bimba, se l'avessi lasciata piangere nel passeggino che odiava, l'avessi obbligata a passare al biberon o fossi stata lontana tutto il giorno per lavoro. Alcune cose le penso ancora, altre le ho ridimensionate molto - e questo grazie al famoso "senno del poi". Insomma, quel che voglio dire è che magari pure le talibans hanno le loro brave crisi di maternità! Certo, sbagliano a colpevolizzare le altre e non bisogna passare sotto silenzio i commenti che vanno in tal senso, però non demonizziamole: non è detto che si rendano conto del proprio estremismo.
    M'è uscito un commento lungo e buonista (però in buona fede): me ne scuso un po'... ;)

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  9. @valentina: io di mio sarei una persona intransigente. Per esempio, su Estivill non transigo: mi pare un farabutto che sfrutta l'insicurezza altrui e il sentimento di eccessivo rispetto che molti hanno verso l'educazione "di una volta".
    La differenza è che, se qualcuno mi viene a chiedere l'opinione che ho di Estivill, io la dico e provo anche a suggerire letture alternative (la Hogg per il sonno, Gonzalez per la pappa). Se la persona che mi ha interpellata insiste con Estivill, probabilmente la mia stima nei suoi confronti diminuirà un po', ma eviterò l'argomento e basta. Se in seguito la persona dovesse accorgersi che Estivill non andava bene per lei e dovesse tornare a chiedermi un parere, mi sforzerò di non dire "te l'avevo detto" (a meno che non si tratti di mia madre, ma quello è un altro discorso).
    Io questo lo chiamo "dissentire nella tolleranza".
    Poi, è ovvio, a tutti scappa di dire: ma che idiota quella lì, perché fa così? A mia discolpa posso dire che:
    a) gli idioti esistono, così come gli stronzi
    b) di solito lo penso, ma non glielo vado a dire
    Io ritengo che i talebani siano quelli che, se non picchi tua moglie, ti entrano in casa e te la picchiano loro. Trasferito sulle mamme, vale sempre la stessa definizione: se la pensi anche all'opposto di me e ti limiti a dirmelo, anche con fervore, amici come prima. Se cerchi di tirarmi dalla tua parte facendo leva su sensi di colpa e su colpi bassi, sei un essere abbietto.
    Se poi cerchi di farmi sentire in colpa perché tu per primo ti senti inadeguato, beh, vatti a buttare in una fossa biologica perché quello è il tuo posto.

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  10. l'ultima frase è da incorniciare :D
    ves

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  11. Va da sè che stessi parlando di atteggiamenti inconsci dovuti a un disagio e non di subdole tattiche di guerriglia: chiaro che se chiedo aiuto e tu Kommenti solo per farmi sentire una merda, beh, non c'è nemmeno bisogno che ti butti nelle fossa biologica, ti ci butto direttamente io...

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  12. Beh, un bloggapposta, parliamone :D
    Una sezione... ;-)

    Sai, in questi giorni mi è stato detto più volte che si invidia il mio equlibrio ma, a dirla tutta, ci sono momenti in cui fatico davvero.
    Poi, capisco che, essendo a casa "mia", essendo io l'ospite (inteso correttamente e cioè colei che ospita), così come accolgo racconti, condivisioni, sfoghi positivi, devo saper fare lo stesso con i commenti.
    Ma non senza lasciar passare il mio parere personale che, però, è sempre difficile esplicitare con pacatezza quando il sangue affluisce al cervello. :-)
    Diciamo che sul blog di un'altra mamma avrei scritto quello che ha scritto Panz, nella stessa maniera diretta.

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  13. Ho letto il post. Siccome sono d'accordo con i commenti delle altre mi limito ad esclamare: mammakepalle ankora queste taliban!
    Ciaoooo;)

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  14. ohhh
    in una tornata di giorni in cui leggo solo post di madri che se la prendono con altre madri, devo dire che questo post è una boccata di aria fresca.

    io, al contrario di mammaimperfetta, non ho retto allo stress delle commentatrici talebane (che hanno reso anche molto divertente lo spettacolo tratto dal mio blog, per la verità e per ciò ringrazio assai ;-)) e ad un certo punto ho smesso di scrivere post sulla maternità in senso largo (che come avrete capito la diplomazia non è il mio forte, sono più per il panealpane).
    mi arrabbio sempre molto perché queste persone (anche con la k) se c'è di fronte una mamma un pelo fragile e insicura (e sappiamo tutte cosa vuol dire lo tsunami dei primi mesi) rischiano veramente di farle del male e sembrano pure provarci gusto.

    un po' come le vecchie megere che in tempi non troppo lontani mandavano al rogo le streghe.

    un saluto a tutte e grazie all'autrice del post

    anche perché io stasera mi sono ingastrita di nuovo qui: http://www.domitillaferrari.com/semerssuaq/chi-non-ama-le-mamme/

    panzallaria
    www.panzallaria.com

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  15. @silvia e panz: infatti vi ho viste belle battagliere nei commenti del post di Domitilla. Io sinceramente non mi sono incazzata più di tanto: sarà che è da tanto tempo (troppo) che assisto a questo genere di lotte tra donne in carriera cazzute (o, più facilmente, finto-cazzute perché con le spalle coperte) e poverette che aspirerebbero "solo" a pagarsi le spese facendo un lavoro appena appena decente.
    Io personalmente conosco sia donne incinte che lavorano come pazze fino all'ultimo sia donne che se ne approfittano. Nella mia esperienza, le prime sono di più delle seconde, ma le seconde sono più appariscenti.
    Ma forse il nodo è sempre lì: se ti piace il tuo lavoro e/o ti trattano da essere umano, sei contenta di andare al lavoro e quindi farai di tutto per non restare a casa se non serve. Se invece non ti piace il lavoro e/o ti trattano male, starai a casa alla prima. Se invece sei solo una persona disonesta che non ha voglia di far nulla, allora avrebbero fatto bene a non prenderti neanche: ma questo vale sia che tu sia uomo o donna, con figli o no.
    Conosco un dipendente di un amico che è a casa da mesi perché il suo lavoro gli dà una dermatite allergica e gli fa più comodo restare a casa in malattia (e lavorare in nero) che risolvere il problema: che dobbiamo fare? Abolire la malattia?

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  16. Ancora una volta d'accordo. Sull'italiano e sulle mammesantissime.
    A me una di queste, una volta, ha esplicitamente detto di non fare figli perché "si vede benissimo che non ho l'istinto materno".
    Insomma, mi ha psicanalizzato nello spazio di qualche mail.

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