venerdì 13 novembre 2009

Eccellenza

In questi giorni, con le persone che si sono masterizzate insieme a me 10 anni fa, stiamo cercando di rivederci per festeggiare. Forse, se i pochi superstiti non mollano, cominciamo a farlo domani con altre 2-3 famiglie. Altrimenti lo faremo tra settimane o mesi.
Come ho già raccontato altrove, per me il master è stato un periodo molto stimolante. Ero sempre stata, senza sforzo, la più brava e la più colta tra i miei amici, quella che emergeva di una testa (che il destino mi avesse compensata di ciò che mi aveva tolto in cm?), soprattutto all'università. Oggi, con le triennali e i semestri e le tesine, sembra abbastanza normale che una persona si laurei a 23 anni. Dieci anni fa, con una laurea quadriennale e una vera tesi tipo quelle che oggi si dovrebbero fare nelle specialistiche, era abbastanza raro, persino a Lettere che dopotutto era una delle facoltà più "facili". Infatti cominciai il master senza essere ancora laureata, ma alla condizione che lo facessi entro l'anno solare.
In graduatoria non mi ero piazzata troppo bene: quel master lo provavo per accontentare mia madre e cercare una possibilità di lavoro, ma non ero ancora un'appassionata di nuove tecnologie e lo dimostrai ampiamente nel colloquio. Fui presa perché molti, che non avevano vinto una borsa di studio, rinunciarono.
Mi ritrovai insieme ad altre 29 persone in una specie di casa del GF, dove c'erano gli alloggi per chi veniva da fuori, le aule e i laboratori. Un posto dove, se non abitavi già lì, entravi alle 8 del mattino e uscivi quando uscivi.
Delle 29 persone che erano con me, la maggior parte erano incredibilmente in gamba, tutte più grandi di me e con più esperienze. C'era S., che aveva lavorato alla TV maltese. C'era A., passato dall'esegesi del Canto di Paolo e Francesca alla sicurezza delle reti. C'erano F. e C., che si innamorarono (come A. e M., B. e D. e forse altri che non mi ricordo - se ci chiamavano "l'anno delle coppie" un motivo ci sarà). C'erano I., E. e C., con cui formai un bel gruppo di lavoro e mi divertii parecchio. E poi c'ero io, che all'inizio del master credevo di dovermi sposare e invece alla fine del master mi ritrovai a teorizzare l'harem sul petto di un nostro docente insieme a un'altra ragazza.
Soprattutto, io mi ritrovai in mezzo a persone al cui confronto io ero solo una delle tante, non l'eccellenza. E la cosa mi piacque da impazzire: non mi dovevo frenare per non umiliare i miei interlocutori e anzi andavo alla loro rincorsa. Imparavo a una velocità vertiginosa, sia dalle lezioni sia dagli altri, e in breve recuperai il gap iniziale rispetto agli altri, che già si intendevano un po' di web e produzione multimediale.
Poi cominciammo a lavorare e persi il contatto abituale con la maggior parte di loro. Di alcuni proprio non ho saputo più niente, altre invece sono mie care amiche che sento abitualmente.
Non ho più provato una simile esaltazione per la presenza di interlocutori così stimolanti fino a quando non ho conosciuto (anche di persona) alcune blogger. Tralasciamo le mie prime blogamiche, che spesso sono diventate amiche anche reali, ben più presenti di quelle che ho conosciuto con metodi tradizionali. Parlo soprattutto delle persone che ho conosciuto nell'ultimo anno, e in particolare di quelle che ieri sera erano con me in un ristorante di Milano a ciacolare fino a quando abbiamo perso la voce (io non l'ho ancora recuperata).
Vi sembrerà strano, ma è stata la prima volta da 4 anni a questa parte in cui sono riuscita a nominare i miei figli per meno del 5% della serata e la stessa cosa è valsa per le mie compagne di merenda. Al nostro capo del tavolo, abbiamo parlato di lavoro (beh, ovvio che il mio, essendo nuovo di zecca, avesse il posto d'onore), di cucina, di foodblogging, di rischi sanitari veri e inventati, di mode alimentari e di costume. Abbiamo riso, ci siamo informate a vicenda, ci siamo indignate (ma non troppo, ché si digerisce male, altrimenti), abbiamo moderatamente spettegolato, ci siamo date indicazioni per trovarci di nuovo nella vita reale.
Mi sono sentita in mezzo a persone che stimo e che, credo e spero, mi stimano, a parlare di tutto senza dover spiegare ogni singola parola e ad ascoltare discorsi interessanti ed intelligenti. Cosa che non mi capitava più da un pezzo, se non con le singole amiche selezionate nel corso degli anni.
Di nuovo, quella sensazione di non essere l'eccellenza, ma di essere in mezzo a pari. Senza la solitudine dei primi e senza sensi di inferiorità. Se non in una cosa: io, che prima dei figli bevevo come un camallo senza scompormi di un capello, non ho toccato alcol tutta la sera, perché ormai anche solo una goccia mi dà mal di testa.
Sicuramente, in questo, i miei compagni di master non mi riconosceranno.

7 commenti:

  1. per l'alcool rimedierei.....

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  2. Che bella esperienza, Lanterna, sia quella del master che quella della serata appena trascorsa. Ne conosco il sapore, e te la invidio tanto. Affettuosamente.

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  3. invidiona;))) alla prossima che davvero anche per me è sempre una bella esperienza incontrarvi

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  4. Ah ah! Meno male che poi mi sono seduta anche nella vostra metà del tavolo che di parlare di figli non ne potevo più! Bacioni.

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  5. scusa, ma che master hai fatto. giuro che sembra quello che ho fatto io...mi hai fatto venire una nostalgia! io ho sentito il mio allora coinquilino e amico giusto una settimana fa e ci siamo ricordati di quel periodo bellissimo a milano
    ciao
    panz

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  6. A Pavia, il Master in Scienza e Tecnologia dei Media. Era il 1999-2000 ed è stato lì che ho contratto la passione per il web

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  7. La sensazione di poter finamente parlare tra pari, quanto la riconosco.

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